
Hey amic@, parliamo oggi del lavorare come traduttore: un’attività che può essere molto gratificante, a livello personale e di quattrini.
Questa guida è lunga, circa 4.000 parole.
E la successiva ne ha altrettante. 😳
Capiscimi: non potevo farla più corta. La tua vita è importante e il lavoro ne è una parte fondamentale. Scrivere di meno sarebbe stato una mancanza di rispetto.
Leggila, se vuoi saperne di più su:
- quale tipo di traduzione paga meglio,
- quale sia più piacevole,
- come fare il traduttore online,
- lavorare nelle organizzazioni internazionali,
- come costruirsi una carriera da traduttore freelance,
- se si può fare senza laurea,
- etc.
Mi accompagni?
Allora, vediamo insieme se lavorare come traduttore è una possibilità reale per te e come puoi farlo.
Indice
Lavorare Come Traduttore: Introduzione
Gérard Macé, poeta e critico e prolifico traduttore francese, nel suo capolavoro Colportage pubblicato da Gallimard, definisce la traduzione come:
Una galleria di mormorii dove si ascolterebbe l’eco delle parole pronunciate in un’altra lingua e, nella maggior parte dei casi, in un’altra epoca.
La definizione è poetica, ma non imprecisa.
Lavorare da traduttore è lavorare nell’ombra: prendere parole in una lingua e trasportarle ad un’altra, con il minimo scarto possibile. È un lavoro pazzesco.
Is That A Fish In Your Ear? Translation And The Meaning Of Everything, di David Bellos:
Questo libro è fenomenale. Un saggio sull’importanza della traduzione dell’interpretazione, nella storia ed oggi. Un vero page-turner per qualsiasi lettore. |
Il senso di una frase assemblata in una certa lingua, non è determinato dalla somma delle sue parole, ma anche dal contesto storico in cui la frase fu scritta e dalle sue infinite sfaccettature culturali.
Chiarito ciò, il traduttore si torturerà tra varie opzioni.
Che profondità storica dare alla traduzione?
Enfatizzare le differenze tra la lingua di partenza e quella d’arrivo, o ridurle? Mettere la fonetica nell’equazione o toglierla?
Ricordo la prima volta che mi sono imbattuto nella Divina Commedia in spagnolo.
Mi sorpresi di quanto potevo capire. Da noi, di norma, la leggiamo tale e quale la scrivette Dante nel XIV secolo.
E ovviamente, in una pagina c’è un 20% di testo ed un 80% di spiegazioni a margine. Finisce che molti di noi la lasciano appena possono, perché la lettura è macchinosa.
L’edizione che trovai io per caso era tradotta in uno spagnolo arcaizzante, ma comprensibile ad un comune mortale contemporaneo.

Linguaggio, registro, stile… sono molte le decisioni che implica il lavorare come traduttore.
Facile?
Hmmm, no
Ogni traduttore finisce per sviluppare un proprio stile: per questo è giusto affermare che un buon traduttore è un creatore o co-creatore, un vero artista.
Ho un aneddoto interessante raccontatomi da Cristina Macía, la traduttrice di George RR Martin allo spagnolo. Se hai letto la saga Cronache del Ghiaccio e Del Fuoco o visto la serie Il Trono Di Spade, puoi immaginare cosa intendo.
Come tradurre parole come dire wolf o King’s Landing?
In spagnolo, sono diventati huargo e Desembarco del Rey (in italiano: metalupo e Approdo del Re).
Winterfell (Grande Inverno), è invece stato tradotto Invernalia in spagnolo, che ad alcuni della casa editrice locale sembrò più adatto ad un produttore di trapunte 🛏 che alla capitale del nord di Westeros.
Cristina s’arrovellò non poco, inoltre, per tradurre l’araldica della saga dall’inglese allo spagnolo.
Insomma, lavorare da traduttore è spesso divertente, ma a volte non troppo.
Dire Quasi La Stessa Cosa: Esperienza Di Traduzione, di Umberto Eco:
Monumentale saggio sulla traduzione, scritto da un monumentale pensatore. Ne godranno i traduttori, gli aspiranti tali ed il pubblico generico. |
È chiaro che non tutti i traduttori godono di una simile libertà: traducendo schede tecniche di mobili per un negozio virtuale, ci sono meno dubbi.
Ma anche lì, il traduttore ha un margine di manovra.
Nel caso di libri e riviste (romanzi, poesie, saggi, etc.), ma anche nel doppiaggio, al traduttore bisognerebbe riconoscere i diritti d’autore.
Non succede in tutti i paesi, ed è un peccato. Ma non è che i traduttori peraltro godano di prestigio. Il 99% della popolazione non ne conosce nessuno.
Sapresti dirmi tu, senza cercare su Google, chi ha tradotto Stieg Larsson, Dostoevskij, Rousseau o Murakami all’italiano?
Appunto.

Lavorare Come Traduttore: Requisiti
La domanda del secolo:
Chiunque può lavorare come traduttore?
È una di quelle domande che ai traduttori fanno venire la pelle d’oca. 🤦♂ Solo per il fatto di padroneggiare due lingue, non si è automaticamente traduttori.
Io mangio cinque volte al giorno, ma non per questo sono un dietologo. Raccolgo le olive d’inverno, ma la cosa non mi rende un olivicoltore.
Scrivo email tutti i giorni, ma ciò non fa di me uno scrittore.
Quelli che passano anni a prendersi una laurea in Interpretazione e Traduzione non sono dei pirla che hanno voglia di perder tempo.
È un’arte, una scienza, una disciplina che c’è da usare con responsabilità.
C’è da fare uno sforzo per diventare buoni traduttori, e c’è da farlo quando le lingue le si conoscono già.
In alcuni paesi ed alcune università, durante gli studi le lingue te le insegnano. In molti altri, vanno subito al dunque con le competenze vere e proprie di traduzione.
L’Interprete e Il Traduttore: Un Lavoro e Una Passione, di Lorenzo Paoli:
Una buona introduzione ad ambedue le professioni. Raccomandabile per farsene un’idea. |
Ciò nonostante, non è indispensabile avere una laurea apposita per lavorare come traduttore.
Per lo meno, non nella maggioranza dei paesi. Non ci sono requisiti legali.
NOTA: da tutta questa manfrina che ti racconto qui, è escluso il Traduttore Giurato. Per arrivare lì, sì che sono necessari dei requisiti legali.
Ne parlerò più avanti. Però, aiuta avere la laurea?
Moltissimo, chiaro.
Un paio di punti da tenere a mente sono:
- la padronanza completa delle lingue con cui lavori
- una conoscenza approfondita di un paio di settori
#1 La padronanza totale delle tue lingue di lavoro
Se vuoi lavorare come traduttore tedesco>italiano, non basta un B2 in tedesco. Conquista un C2.
Anzitutto, buona parte dei tuoi futuri clienti saranno tedeschi madrelingua: se non ti esprimessi come loro o quasi, ovviamente il lavoro lo darebbero ad un altro.
Poi, un B2 sarebbe sufficiente se il resto del mondo avesse massimo un B1.
Succede con molte lingue minori, che hanno pochi traduttori. Ricordo casi di lingue come il mari, l’osseto, l’amarico, il mandinka.
Circa il tedesco, ti assicuro che c’è un bel numero di traduttori che hanno un Goethe-Zertifikat C2 appeso alla parete.
Mit Erfolg zum Goethe-Zertifikat C2: GDS – Quaderno degli Esercizi e Test + CD:
Uno dei migliori manuali per preparare l’esame Goethe-Zertifikat C2 di tedesco, diploma di grande utilità se intendi lavorare come traduttore dal tedesco. |
La traduzione umana è cara, per cui è ragionevole che agenzie ed aziende si aspettino il massimo da te.
Se si accontentassero di traduzioni mediocri, ricorrerebbero a Google Translate o simili.
#2 Essere specialista in un paio di settori
È basilare.
Lavorare come traduttore letterario non ti impedisce di tradurre testi giuridici, ma perché farlo?
Inconvenienti:
- Ti ci vorrà il triplo del tempo rispetto ad un traduttore giuridico,
- il lavoro sarà mediocre,
- non potrai far pagare al tuo cliente il tempo impiegato.
Prima di concludere il progetto, ti sarai buttato da un ponte.
La Traduzione Legale, di Claudio Abate:
Eccellente tomo per avvicinarsi al linguaggio giuridico. |
Sviluppare una grande esperienza in un determinato ambito è l’unico modo di farcela. In due o tre campi pure si può; da quattro in su, o sei un genio o la qualità ne risentirà.
Specializzarsi è un investimento. Mantenersi al corrente di quanto succede nei tuoi settori, è ugualmente dispendioso in tempo e denaro.
Se hai scelto bene una o due specializzazioni, avrai progetti che genereranno introiti sufficienti.
Come farlo?
Beh, supponiamo che ti piace tradurre testi medici. Potresti farlo per mezzi di:
- un master in Traduzione Medica;
- una laurea del ramo sanitario;
- leggendo e studiando abbondantemente, per conto tuo.
La traduzione è anche un ottimo modo di mettere a frutto un percorso accademico peculiare o interrotto, o delle conoscenze acquisite in modo extra-accademico.
Scientific and Technical Translation, di Maeve Olohan:
Buon manuale per esplorare la traduzione tecnica e scientifica. |
Ho conosciuto laureati in fisica che all’iniziare la facoltà non sapevano quanto sarebbe piaciuto loro tradurre libri e articoli scientifici.
E che avrebbero poi dedicato a questo mestiere il resto della vita.
Ho incontrato traduttori medici che hanno virato verso questo mestiere dopo aver studiato Medicina per alcuni anni; o anche dopo essersi laureati ed aver scoperto che l’esercizio della professione non era di loro interesse.
Lavorare Come Traduttore: C’è Lavoro?
Sì, in abbondanza.
Ce n’è tra lingue vicine e lontane: dall’arabo al portoghese, dal russo allo spagnolo, dall’italiano al tedesco, dal giapponese al francese.
Ce n’è tra lingue di uno stesso paese: le traduzioni di catalano, valenciano, galiziano, basco e spagnolo e viceversa in Spagna, per esempio.
O quelle di gaelico scozzese, manx e gallese all’inglese, nel Regno Unito.
Ce ne sono dall’inglese irlandese all’inglese americano, o dallo spagnolo della Spagna a quello colombiano. Ce ne sono da lingue morte a lingue vive, ma anche da lingue vive a lingue morte (non scherzo).
Ce n’è di documenti contemporanei, di testi antichi, di codici legislativi, di normative dell’Unione Europea, di materiale audiovisivo.
Di tutto.
Tradurre L’Audiovisivo, di Elisa Perego e Christopher Taylor:
Un libro ricco di informazioni su una branca della traduzione che non smette di crescere. |
Lavoro ce n’è a iosa.
Cliniche e ospedali, agenzie immobiliari, agenzie funebri, supermercati, studi legali, importatori ed esportatori, agenzie doganali, produttori di macchinari industriali, agenzie di pubbliche relazioni e marketing, industrie agroalimentari, hotel…
Mi si consumerebbero i polpastrelli a furia di scrivere tutti i settori in cui potresti lavorare come traduttore.
Lavorare Come Traduttore: Stipendio
I guadagni di un traduttore dipendono da un mucchio di fattori.
Per chi lavori: in azienda o con partita IVA propria.
In un’azienda potresti avere tempi morti in cui ti riposi o bighelloni sul web, ma lo stipendio lo decidono loro per te.
Come autonomo, invece, the sky is the limit.
Settore: la traduzione letteraria paga poco, altri settori pagano di più.
Tradurre libri per l’infanzia, fosse pure dal bulgaro, non è pagato come tradurre bilanci di aziende quotate in borsa dal francese.
Orario: da autonomo, non hai limiti di orario (l’unico limite è l’esaurimento nervoso, che devi tenere in considerazione).
Lingue: combinazioni linguistiche frequenti, come inglese>spagnolo o italiano>spagnolo, ti generano introiti più bassi rispetto a cinese>italiano o amarico>italiano.
Eppure, ottieni probabilmente più progetti di inglese>italiano che di cinese>italiano.
Concorrenza: le nicchie non saturate possono dare molti, molti quattrini. 💰
I traduttori di maltese e irlandese, quando queste lingue entrarono nel club delle lingue ufficiali dell’Unione Europea, si riempirono il portafoglio.
Conosco persone che negli anni ’80 e ’90, con combinazioni come giapponese>spagnolo o cinese>italiano, guadagnavano in un mese lo stipendio di un amministratore delegato.
Oggi, con combinazioni linguistiche non troppo bizzarre, guadagnare tra 1.000 e 2.500 €/mese in Italia è fattibile, come autonomo o come impiegato, se lavori full time e sei un professionista.
Guadagnare di più è anche possibile, se lavori sodo, hai una combinazione di lingue ambita e sei specializzato in un’area importante.

Lavorare Come Traduttore: I Costi
Devi anche considerare le spese del lavorare come traduttore, che se lavori come autonomo saranno:
- tutte le tasse del caso;
- il commercialista che ti segue (potresti prescinderne, ma occhio a non complicarti la vita);
- il computer;
- la connessione a Internet;
- le licenze dei programmi informatici;
- i costi della formazione e dell’aggiornamento: seminari, libri, riviste, forum, viaggi, etc.
Ossia, visto da fuori, sembra che lavorare come traduttore non abbia spese.
In realtà… se lo fai per bene e ti attieni alle leggi vigenti, sì che ci sono costi ed è bene tenerli in considerazione. 💸
Lavorare Come Traduttore: Lo Stile Di Vita
Beh, dipenderà dal tipo di rapporto di lavoro che instaurerai con i tuoi clienti.
Lavorare come traduttore freelance non è la panacea per tutti, checché ne dicano gli evangelisti del ma perché non lavori per conto tuo.
Eppure, viviamo nell’epoca dell’apologia dell’imprenditoria: sembra che se non vuoi startappare o freelanzare, automaticamente sei un perdente.
Penso piuttosto che per ciascuno di noi ci sia una formula lavorativa ideale. Vediamo quale potrebbe essere la tua.
Lavoratore dipendente
Il tuo unico cliente è il tuo datore di lavoro. Decide:
- i tuoi orari,
- il tuo calendario lavorativo,
- il tuo salario (in teoria lo negoziate tra di voi, ma in pratica è difficile che lo sia),
- il tuo ambiente di lavoro,
- le tue mansioni quotidiane.
Vantaggi:
- la sicurezza dello stipendio, normalmente fisso, a fine mese,
- i contributi previdenziali li apporta lui, in proporzione al tuo stipendio,
- il diritto a ferie pagate, permessi, indennità di disoccupazione, etc.
- la possibilità di accedere a progetti di un certo livello,
- l’opportunità di imparare dai colleghi e dai capi.
Svantaggi:
- se il tuo datore di lavoro è il tuo unico cliente, quando questo cade nel baratro, lo segui a ruota,
- il salario ha un tetto,
- i datori di lavoro vedono di buon occhio la formazione e l’aggiornamento professionale, ma non se devi assentarti dall’ufficio,
- se l’azienda non ha sufficiente lavoro per te, potrebbe dartene di altre lingue su cui non sei ugualmente ferrato, oppure assegnarti mansioni che esulano dalla tua area, perché evidentemente non puoi stare senza far nulla e continuare a lavorare è migliore dell’alternativa,
- la monotonia: se la tua ditta vende enzimi, tradurrai enzimi tutto il tempo.

Traduttore come secondo lavoro
In questo caso, hai un lavoro principale e tradurre è un’attività a cui dedichi più o meno tempo, per cavarne alcuni euro in più.
Vantaggi:
- la possibilità di ottenere un introito extra,
- l’attività è stimolante, professionalmente e personalmente.
Svantaggi:
- a meno che il tuo lavoro principale non sia inerente a quanto traduci, patirai molto di più di un traduttore normale, perché la scarsa pratica ostacola l’accumulazione di una massa critica di esperienza,
- è facile che ti tocchino progetti di bassa lega e poco remunerativi.
Vedo su Internet dei claim difficili da sostenere: diventa ricco traducendo, pigliati ‘sti cinquemila euro extra con tre ore di lavoro al giorno… mamma mia quante cretinate.
Io, la possibilità di guadagnare milioni di euro non ce la vedo. Eppure, tradurre come secondo lavoro può essere un’opportunità per molti, secondo me.
Side Hustle: Build a Side Business and Make Extra Money – Without Quitting Your Day Job, di Chris Guillabeau:
Guillabeau s’è fatto una reputazione come consulente di aspiranti imprenditori. Spiega qui come lanciarsi all’imprenditoria minimizzando i rischi. |
Alcuni punti che io terrei in considerazione:
- Non prendere in giro i tuoi clienti. Non promettere loro tempi di consegna rapidi se non potrai rispettarli, né asserire d’essere uno specialista di un settore se non lo sei.
- Restringi il campo: se hai poco tempo per un simile secondo lavoro, centrati su una sola lingua e un solo settore.
- Evita i portali web di traduzione freelance come fossero il Covid-19. È solo una lotta tra poveri per spartirsi poche briciole.
Lavoratore autonomo
I tuoi clienti sono quelli che tu decidi.
Sei tu il responsabile di tutto: orari, giorni lavorativi, guadagni, ambiente lavorativo, organizzazione.
Vantaggi:
- sei il signore e padrone del tuo lavoro. Non hai bisogno di chiedere autorizzazioni per prendere un giorno di ferie, uscire per una commissione, reggere occhiatacce per essere andato al bagno due volte in un mezza giornata, etc.
- il tetto salariale lo definisci tu,
- puoi lavorare con più clienti e così non essere spiantato se uno di essi chiude baracca e burattini,
- scegli dove lavorare (più informazioni qui sotto circa i nomadi digitali),
- ti formi come, dove, quando e quanto ti pare.
Svantaggi:
- la solitudine. Essere autonomi è essere soli, a meno che tu non vada ad un coworking. Ma di nuovo, tradurre è un esercizio solitario, per cui…
- i clienti devi trovarteli tu,
- gestisci tutto tu: fatture, imposte, incassi, l’aria condizionata che si rompe, etc.
- devi creare delle routine che ti permettano conservare la salute mentale: organizzazione del lavoro e della vita privata, momenti di pausa, gestire vari progetti allo stesso tempo e clienti difficili, etc.
- lo stress: non puoi permetterti di non rispondere ad una mail di un (potenziale) cliente nel giro di poche ore.
Partita IVA Semplice: Apri Partita IVA e risparmia migliaia di Euro in tasse anche se non capisci nulla di Fisco, di Giampiero Teresi:
Una guida per valutare se aprire una partita IVA e come farlo. Mette da parte il difficile linguaggio burocratico e va al dunque. Uno dei pochissimi che sono riuscito a capire. |
Cosa preferisco io?
Ho lavorato molto, sia in aziende che per conto mio. Al diventare autonomo, ho affrontato problemi che non mi aspettavo.
In realtà, sono gli stessi di chiunque entri nel popolo delle partite Iva. Sì: ero uno di quelli che diceva uuuh questo succede a voi, a me non succederà.
Io non sono transitato al lavoro autonomo per traumi da lavoro dipendente: l’ho fatto piuttosto per ragioni di vita privata: avevo bisogno di flessibilità oraria e geografica e mi era impossibile ottenerla altrimenti.
M’è andata bene.
Molte erano le cose che mi piacevano:
- tradurre in sé,
- definire i miei propri ritmi di lavoro,
- risparmiarmi le due ore di traffico quotidiano che prima non potevo evitare,
- farmi i miei brunch iperproteici che in azienda sarebbero stati impraticabili,
- liberarmi di quei buchi neri di produttività che sono gli open office,
- fare pause pranzo di mezzora.
Ed altro ancora.
Ma come puoi immaginare, non è filato tutto liscio come l’olio.
Nel prossimo post sul tema, ti racconterò le gatte che ho dovuto pelare.
Lavorare Come Traduttore: Istruzioni Per Vincere
#1 Scegliere le lingue
Essere traduttore finanziario di finlandese>yucateco ti darà meno lavoro dell’esserlo di francese>italiano, è un fatto.
La scelta delle lingue non è semplice, soprattutto perché uno di norma decide di dedicarsi alla traduzione quando già padroneggia le lingue.
Senza saperle, per quando sarai in grado di lavorare come traduttore, saranno passati anni.
Ci sono combinazioni linguistiche forti ed altre meno forti.
Come ti dicevo circa le specializzazioni, va’ dove ti porta il mercato con una lingua, e va’ dove ti porta il cuore con un’altra.
Puoi appassionarti alla letteratura georgiana contemporanea, però è probabile che la traduzione letteraria georgiano>italiano non ti dia da mangiare tutti i giorni.
La Voce Del Testo, di Franca Cavagnoli:
Curiosità, vita ed aneddoti di una grande traduttrice italiana. Una goduria. |
Invece, lavorare come traduttore di videogiochi, normative ambientali o newsletter di negozi online, sì che potrebbero alimentarti costantemente in un bel ventaglio di lingue.
Il mio consiglio: se ti piacciono le lingue, mettiti subito ad imparare una o due lingue.
È irrilevante che tu abbia 15 o 36 o 68 anni.
Se non diventassi comunque traduttore, otterresti lo stesso un cumulo di benefits:
- una lingua in più per il tuo lavoro e il tuo curriculum
- viaggiare più agevolmente
- l’Alzheimer posticipato di svariati anni
- più amicizie
- più film, libri, riviste, possibilità culturali
#2 Limitare il numero di lingue
Ci sono superdotati – linguistici, intendo.
Ciò nonostante, la maggioranza degli esseri umani non possono padroneggiare, ai livelli imprescindibile per lavorare come traduttore, tre o quattro o cinque lingue.
È un errore pensare che se aggiungessi il giapponese all’inglese, al russo e al turco che già sai ottimamente, guadagnerai più soldi.
Potresti! Però a che prezzo?
Con tre lingue in attivo, dovresti già avere un sufficiente flusso di lavoro. Se non ce l’hai, forse non capti i clienti come si deve; o li capti bene ma non li coltivi; o lavori da schifo, che è pure una possibilità.
Altra cosa sarebbe imparare una lingua perché ti piace: lo facciamo tutti, traduttori e non.
Il giorno in cui tu abbia raggiunto una fluidità impeccabile in una di queste, perché non usarla lavorativamente?
Ma qui il ragionamento è diverso: le energie investite nell’imparare, diciamo, il polacco, vanno messe nel capitolo Hobby del libro della tua vita, non in quello di Miglioramento professionale.
Perché nel frattempo, dovrai continuare a formarti e perfezionarti nelle lingue che già usi.

#3 Possedere diplomi ufficiali di lingue
È un indubbio vantaggio, sia perché lo sforzo per ottenerli ti ha permesso notevoli miglioramenti, sia perché il mercato può richiederteli.
Per cui, se sei rumen@ e vuoi tradurre dal portoghese, ottenere il DUPLE, il famoso diploma di livello C2 di portoghese, può aiutarti molto.
Madrelingua persiano con un C2 Proficiency (il precedente Proficiency CPE del Cambridge) in tasca, ti sarà più facile portarti a casa dei lavori di traduzione.
Essendo italian@ con ambizioni di tradurre dallo spagnolo, passare il DELE C2, il popolare diploma di spagnolo dell’Istituto Cervantes, ti permetterà di superare non pochi concorrenti.
Ripeto quanto detto prima: un diploma ufficiale in una lingua non ti dà automaticamente la bacchetta magica della traduzione.
È piuttosto un punto di partenza, dal quale sviluppare le competenze necessarie per tradurre.
#4 La traduzione diretta, meglio
La traduzione diretta è quella che si fa da una lingua di origine alla propria lingua materna.
Esempio: sei albanese, hai imparato l’inglese, traduci dall’inglese all’albanese.
Ma c’è pure la traduzione inversa: albanese>inglese piuttosto di inglese>albanese.
Si lavora di più con la traduzione diretta per ovvi motivi: il testo di arrivo sarà più chiaro e lo sforzo necessario sarà minore. Allora, perché la traduzione inversa?
Nel mio caso, perché i clienti coi quali lavoro si fidano di me. Mi dicono di non avere né il tempo né la voglia di cercarsi gente di fiducia per farlo.
Quando dico loro che le tariffe che applicherei sono più alte, accettano (quasi) senza protestare.
So bene che si tratta di eccezioni: se il volume delle traduzioni inverse superasse un punto critico, sì che troverebbero il tempo e la voglia di cercare qualcuno più a buon mercato.
Scrivere in italiano. Dalla pratica alla teoria, di Fabio Rossi e Fabio Ruggiano:
Gran testo su come scrivere bene in italiano. Obbligatorio anche per traduttori! |
#5 Avere la personalità giusta
Non tutti sono tagliati per lavorare come traduttori. Non solo per le conoscenze, ma per il carattere.
Ci sono alcuni tratti della personalità che determinano il successo o meno di un traduttore:
- meticolosità
- perfezionismo
- curiosità
- capacità di concentrazione
- saper restare seduto per ore
- capacità di lavorare in solitario
Se non sono tuoi, sarà difficile essere un buon traduttore.
Tra l’altro, se ti vedono introverso e poco sicuro di te stesso, ti sarà più difficile incassare lavorando come traduttore freelance.
È un fatto.
#6 Tradurre come ultima spiaggia
Tradurre non è una cosa alla quale dedicarsi se tutto nella vita ci è andato a rotoli.
Essere poliglotta aiuta. Parlare danese a livello C2 aiuta. Insegnare russo aiuta.
Eppure, nessuna di queste cose di per sé ci dà il biglietto d’ingresso al mondo della traduzione.
Io vedo luci e colori, ma non sono per questo un buon fotografo. Mangio e bevo, ma ciò non fa di me uno chef.
Per tradurre, fotografare e cucinare bene, ho bisogno di studio e pratica.
Incoraggio le persone a uscire dalla zona di comfort, ma la traduzione non è uno di quegli ambienti in cui si può peccare d’eccesso d’autostima.
Le traduzioni scadenti danneggiano il tuo cliente e te.
I dilettanti allo sbaraglio, inutile negarlo, sono uno dei grandi mali della professione.
#7 L’importanza delle varianti
Non ti mancheranno i lavori che richiederanno una variante specifica della lingua che parli.
Inglese australiano, francese canadese o spagnolo colombiano. Si tratti di doppiaggio, materiale scolastico, manuali di istruzioni…
Se ti sei formato in spagnolo cileno e devi tradurre dall’italiano allo spagnolo messicano, occhio.
Manual De Estilo De La Lengua Española, di José Martínez de Sousa:
Probabilmente il miglior manuale di stile dello spagnolo in circolazione. Per traduttori spagnolo>italiano o italiano>spagnolo, un must. |
#8 All’inizio, prendi quello che arriva
Specializzarsi in un paio di settori è una necessità, come ti dicevo.
Comunque, all’inizio la regola è: iniziare a tradurre. Inizia da quello che ti ritrovi in mano.
Mano a mano, vedrai che ci saranno settori e tipi di traduzione che ti piaceranno di più.
Ho conosciuto molti che volevano dedicarsi alla traduzione dei videogiochi, per poi rendersi conto che risulta loro una gran palla. Ore ed ore trascorse rimpiazzando parole in mezzo a linee di codice.
Molti pensavano di specializzarsi in traduzione economica, fin quando non hanno trovato l’oil & gas e non l’hanno più abbandonato.
Altri hanno trovato interessante tradurre i bugiardini dei medicinali o i report della FAO (ottimo posto per lavorare da traduttore, by the way), quando quello che avevano inizialmente in mente era incamminarsi verso la traduzione audiovisiva.
Non specializzarti prima d’aver capito quale settore preferisci.
#9 Master o non master
Se sei uscito dalla facoltà di Interpretazione e Traduzione o affini, buona parte dei prof e dei compagni ti diranno che è opportuno prendersi un master per specializzarsi.
Beh, un master fa la sua figura su un curriculum, e certamente imparerai cose. Per cui, farlo o non farlo?
Io direi di aspettare un poco. Se dubiti, lavora per un po’ di tempo.
Per varie ragioni:
- Un master non è l’unico modo di acquisire competenze e nozioni (alcuni master sono delle porcherie, permettimi di dirlo).
- Ci sono corsi più corti, specifici ed economici che possono darti molto comunque.
- Un master in, per dire, Traduzione Informatica ti restringe ad un ambito concreto, e devi essere sicuro che non ti stuferai presto di software, hardware e tamburlani vari.
- Se la facoltà non ti è piaciuta, non serve aggiungere tragedia alla tragedia.
Non farti prendere dallo scoraggiamento, non pensare d’aver sprecato anni di vita: non è così.
Ci sono un mucchio di porte che si aprono grazie alle lingue e c’è vita oltre alla traduzione 🙂
#10 Impara l’informatica
Il tuo principale collega e arnese di lavoro sarà il tuo computer.
Più in là dell’obbligatorio pacchetto Office, ci sono molti strumenti di cui avrai bisogno quotidianamente:
#1 Programmi CAT o di Traduzione Assistita dal Computer: MemoQ, Déjàvu, OmegaT, WordFast, Trados… non servono in tutti i lavori, però in vari progetti sì che ti aiuteranno un boato.
In molti altri casi, sono indispensabili.
Sdl Trados Studio – A Practical Guide, di Andy Walker:
Un manuale per imparare ad usare il programma di TAC più popolare di tutti. |
#2 Programmi di autoedizione: QuarkXPress, Adobe InDesign…
Tieni presente che se oltre a tradurre hai dimestichezza con la grafica, puoi offrire anche questo servizio ai tuoi clienti, perché spesso le due cose vanno a braccetto.
E avere un solo interlocutore invece di due, piace a tutti.
Lavorare Come Traduttore: Conclusioni
Spero che questa guida sul lavorare come traduttore ti sia piaciuta.
È una professione che non ha barriere all’entrata, in generale; ma non per questo è facile eh.
Se dovessi riassumere in poche parole quanto è imprescindibile, direi:
Leggere, studiare, tradurre. Tutti i giorni. 📖 ✍
Che tu voglia lavorare da traduttore per Netflix, per una casa editrice, in Italia o all’estero, come lavoro principale o come secondo lavoro, il mondo è pieno di opportunità.
Vuoi approfondire il discorso di lavorare per conto tuo? Allora leggi:
Lavorare Come Traduttore Freelance: Consigli e Strategie
Però aspetta un attimo… sei arrivato qui per caso e in realtà quello che volevi era assumere un traduttore?
In tal caso, butta un occhio su quanto posso fare per te come traduttore e vediamo se posso aiutarti.
Se la guida t’è piaciuta, dagli il 👍 e condividila sui social 🌐
Come sempre, un abbraccio.
Il tuo consulente linguistico personale,
Fabio
Grazie Fabio,
una visione chiara e molto divertente!
Sai.. A metà settembre, poco dopo aver festeggiato i miei 29, inizierò Mediazione Linguistica.
Ho passato gli ultimi 7 anni lavorando all’estero come stagionale, dalla Norvegia al Portogallo, come receptionist, fotografa o barista.
Ma ora credo proprio sia giunto il momento di dare una svolta alla mia vita.
Non che sia una tipa ambiziosa o abbia una particolare ossessione per il denaro, è che durante questi ultimi anni ho scoperto di essere innamorata della terra in tutte le sue forme (tranne, a volte, di quella umana). Quindi voglio solo viaggiare, conoscere e scoprire!
Non so se puoi rispondere, però mi farebbe piacere un tuo parere.
In tutti i posti dove sono andata, ho sempre amato studiarne la lingua, quindi attualmente “parlo”: Francese e Spagnolo (dai test su internet risulto un B1/B2) Inglese (A2/B1) portoghese (A2). Ma sono super indecisa su che lingue scegliere. Vorrei tanto imparare l’arabo o il cinese!
Visto che dovrò riuscire a lavorare e mantenermi, non so se optare per lingue che già conosco o dedicarmi anche ad altro..
Grazie comunque per condividere le tue esperienze e i tuoi consigli!
Un saluto
Sara
Grande Sara!
Italiani, popoli di santi, viaggiatori e di linguofili! Quando inizi un percorso come quello di ML, suggerirti quali lingue sposarti per alcuni anni è difficile come consigliarti di chi dovresti innamorarti 😀
Cerca l’incrocio ideale tra queste tre istanze: 1. Le lingue che ti piacciono; 2. Le lingue che ti riescono bene; 3. Le lingue che chiede il mercato.
La scelta è liberissima, tuttavia in molte facoltà suggeriscono (e io lo trovo assai saggio) di mettere una lingua evergreen che tira ed è accessibile, con una magari affascinante o ardua. Inglese e cinese; spagnolo e persiano; francese e finlandese.
Se inizi a settembre 2020, io anzitutto cercherei di vedere i requisiti di ingresso, dato che spesso ti chiedono certificati ufficiali che accreditino un livello minimo.
Occhio ai “test su Internet”, che possono essere grossolani. Io aiuto studenti su questo punto, messaggiami in privato se hai bisogno. In ogni caso, prenditi un professionista per fare prove più complete.
Il percorso non sarà sempre facile, ma l’hai già visto: le lingue sono superpoteri, batiscafi per sommergersi in sé, navi spaziali per raggiungere gli astri, parlare con il vecchietto della medina e con la bambina del negozio cinese del quartiere, raggiungere luoghi ed epoche remote, strappare sorrisi, aiutare, avvicinarsi un pò a quello che chiamiamo “il senso della vita”. La ricompensa è immensa.
Un abbraccio (virus-free).
Ciao Fabio, sono Vincenzo, da 22 anni abito in Spagna e sto pensando di provare a lavorare come traduttore. Ho cercato informazioni su internet e ho visto che ci sono corsi di formazione online della S.S.I.T. di Pescara. Credo che siaun’opzione valida per chi come me non ha studi specifici e non ha mai tradotto professionalmente. Mi piacerebbe sentire la tua opinione in proposito, visto che sono un po’indeciso sul da farsi. Ti ringrazio anticipatamente, un saluto.
Grande Vincenzo!
Ignoro la scuola che citi. In generale, una scuola ti provvede degli strumenti per iniziare, che di per sé sono tosti e necessari. Ma poi è quanto fai durante il resto della vita che conta: è un lavoro di stare al corrente ed aggiornarsi permanentemente: lessico, programmi informatici, nuovi canali lavorativi, etc.
Io prima di iniziare con master vari, prenderei uno di questi libri consigliati qui sopra, poi se mi piacesse ne prenderei un altro e un altro ancora. Chiederei opinioni a qualche traduttore. Infine mi metterei per 3 ore al giorno durante 3 mesi a tradurre qualcosa a mia scelta, poi lo farei valutare. A quel punto, pondererei se buttarmi dal trampolino o meno.
In bocca al lupo!
Ciao, Fabio!
Mi chiamo Simona e ho 21 anni. Devo ringraziarti per questo articolo, che è stato davvero un piacere leggere, perché mi ha tolto gli ultimi dubbi che mi erano rimasti, anche dopo molte ricerche sull’argomento. Dopo aver studiato Ingegneria Aerospaziale per un anno ed essermi resa conto che non fa per me, voglio finalmente dedicarmi alla mia vera passione, cioè lo studio delle lingue e, nello specifico, della loro traduzione, ma non mi è ancora molto chiaro il migliore percorso di studi da intraprendere. Parlo già l’inglese e vorrei imparare, in primis, il cinese, studiando Lingue Orientali alla Sapienza di Roma per poi specializzarmi in qualche ambito, ma sono ancora indecisa su quale ambito scegliere e in che modo specializzarmi. Sarei interessata sia alla traduzione in campi come quello giuridico, medico o scientifico, ma anche e soprattutto all’adattamento audiovisivo e al sottotitolaggio. Secondo te, una laurea in lingue orientali è un buon inizio, non avendo ancora deciso in quali campi specializzarmi? Oppure sarebbe meglio un percorso più specifico? Non vorrei precludermi delle scelte, rendermi conto di aver sbagliato “strada” o fare qualcosa di inutile. Mi piacerebbe molto sapere il tuo parere al riguardo. Un consiglio da qualcuno che conosce ed ha esperienza in questo campo (generalmente, un po’ sconosciuto alla gente comune) sarebbe di grande aiuto.
Un saluto! Grazie per tutti i preziosi suggerimenti.
Grande Simona!
Di strade possibili ce ne sono molte e quella che citi è una di esse. Ci sono sempre troppe variabili per essere sicuri al 100% di fare la scelta giusta, ma uno finisce sempre per arrivare dove vuole arrivare.
Io andrei avanti con l’obiettivo del momento, mantenendo l’occhio aperto a quanto si presenti. Mai smettere di lasciarsi sorprendere, nella facoltà di Lingue Orientali o nella vita 🙂
Condivido pienamente questa visione! Cercherò di applicarla concretamente e non farmi sfuggire alcuna opportunità che si presenti. Grazie mille!
Ciao Fabio,
PREMESSA: ho 25 anni, laurea triennale+magistrale in economia, un master in web marketing conseguito all’estero, alcune esperienze lavorative nel campo dell’advertising digitale/web design (circa un anno), e una come traduttore (era il main task) esp-ita in un’agenzia di lingue in Spagna (5 mesi).
Nonostante mi senta piuttosto portato per l’IT (oltre HTML e CSS sto anche imparando le basi della programmazione per curiosità), fin dal liceo sentivo di avere un’inclinazione naturale per la traduzione di testi (traducevo quasi con piacere le versioni di latino e greco con ottimi risultati, partecipando a due contest!). Nel corso degli anni universitari ho avuto modo di studiare nuove lingue, partendo con l’inglese grazie ad un erasmus, e poi imparando lo spagnolo svolgendo un tirocinio universitario appunto in Spagna.
Nonostante le varie esperienze fatte, sento di non aver trovato il modo di mettere a frutto quello che effettivamente faccio con maggiore piacere, ovvero utilizzare le lingue nel quotidiano, tradurre testi e interpretarli.
Attualmente ho una conoscenza di livello C1 dell’inglese (lo alleno costantemente guardando serie TV, leggendo articoli e seguendo corsi di programmazione/marketing) e una B2 di spagnolo. Possiedo le rispettive certificazioni IELTS e DELE, che ho preso però qualche anno fa e che quindi attestano un livello un pò più basso rispetto a quello effettivo.
In questo periodo mi sto informando sul mestiere di traduttore e mi sono imbattuto nei tuoi articoli che trovo molto utili. Mi sono informato anche per il mestiere di interprete ma mi sembra di aver capito che per quello risulti imprescindibile una formazione accademica ad hoc.
Ti vorrei chiedere: dato il mio background, che è fondamentalmente un mix di scienze economiche e marketing, in che modo potrei iniziare a incanalare la mia carriera verso la traduzione? Dato che hai sottolineato l’importanza di specializzarsi in un campo di traduzioni, ho pensato che la traduzione in ambito economico-finanziario potrebbe essere una soluzione fattibile. Tuttavia, essendo nuovo in questo mondo, non so davvero da dove iniziare, l’unica cosa che ho fatto finora è stato iscrivermi al sito Fiverr mettendo su un annuncio, ma senza ottenere risultati.
Potresti darmi qualche consiglio?
Grazie mille 🙂
Ciao Jacopo,
Leggo solo ora questo commento, dopo aver risposto all’altro. Ti commento sulle cose che chiarisci qui.
Formazione accademica: serve in certi casi, non è indispensabile in altri. Lo chiarisco in questi due post sulla professione.
La specializzazione economico-finanziaria per te sembrerebbe una specie di sbocco naturale, perché no?
Ti vedo tuttavia molto centrato su formazione e mercato: non trascurare il fattore personalità. Certe persone sono più adatte ad un lavoro piuttosto che un altro: medico, camionista, parrucchiere, magazziniere, sindaco. Io mediterei pure su quello.
Coraggio! 💪
Ciao Fabio,
si avevo scritto due volte il commento perchè non ero sicuro di aver inviato correttamente il primo, se vuoi puoi cancellare l’altro :).
Sono d’accordo con te sul dover dare importanza al fattore personalità. Mi rivedo comunque nelle caratteristiche descritte nel punto #5 del tuo articolo. Sono molto preciso e riesco a mantenere la concentrazione per ore, se quello che faccio mi piace.
Credo che scegliendo uno o più settori che mi interessano, potrei trovare questo lavoro stimolante e adatto alle mie caratteristiche e inclinazioni.
Mi spaventa un pò l’idea di un lavoro molto sedentario, ma penso che organizzandosi, scegliendo un luogo dove portare avanti il lavoro e stabilendo orari in cui ritagliarsi del tempo per fare attività fisica e dedicarsi ad altro, si riesca a renderlo meno statico.
Avevo pensato all’ambito finanziario sia perchè rappresenterebbe appunto uno sbocco naturale sia perchè è una materia che in ogni caso mi interessa e sulla quale mi informo. In particolare mi piace molto l’economia monetaria internazionale.
Mi consiglieresti di potenziare prima le lingue che conosco attualmente (inglese C1, spagnolo B2) oppure di tentare qualche esperienza già sul campo? In quest’ultimo caso cosa mi consiglieresti come primo step?
Grazie 😀
Grande Jacopo!
Quelle che seguono sono mie opinioni personali: non ti sorprendere se, chiedendo ad altre 10 persone, vengono fuori 10 opinioni diverse.
Un livello C1 è insufficiente per essere un buon traduttore. Anche un C2 lo è: occorrerebbe inventare una categoria nuova, tipo C3. Detto ciò, la maggior parte delle università planetarie ti ammettono ai loro master di Traduzione già con un C1: è, secondo me, il livello minimo a partire dal quale si può iniziare a fare qualcosa che non sia troppo amatoriale.
Quindi, consigli? Potenzia le lingue e inizia a prendere dimestichezza con la professione. Traduci per conto tuo poi chiedi a un esperto di darti un feedback. Prendi un libro in inglese, traducilo all’italiano, poi acquista la versione italiana e compara la tua traduzione con quella ufficiale. Collabora con qualche entità tipo https://www.respondcrisistranslation.org, essendo molto trasparente sulle tue competenze attuali.
La traduzione, come le lingue, offre una grande versatilità. Molti miei ex studenti hanno poi preso il cammino della traduzione, formandosi da soli per lo più: buona parte di questi non fanno oggi i traduttori di professione, ma tra le varie cose che i loro impieghi attuali comprendono, c’è la traduzione. Mica male.
Un buon datore di lavoro sa che “inglese C1” è una competenza non da poco, ma “traduzione inglese<>italiano” è altrettanto buona e non è compresa nella prima, per cui, la maggiore appetibilità sul mercato del lavoro è garantita.
Se poi realmente ti affermi come traduttore con tutti i crismi, ottimo! Ci sono modi di limitare i punti deboli della professione, tipo la sedentarietà, ma resta connaturata al tipo di lavoro, così come se vuoi fare il macellaio è inevitabile entrare ed uscire dalla camera frigorifera costantemente.
Daiiiiiiiii 💪💪💪
Ciao Fabio,
io ho 25 anni e un background in economia (laurea triennale+magistrale) e in più un Master in Digital Marketing conseguito in inglese all’estero. Ho fatto esperienze lavorative nel campo dell’advertising e un tirocinio curriculare in un’agenzia di lingue straniere in cui per gran parte del tempo traducevo contenuti del sito web dallo spagnolo all’italiano.
Nonostante la laurea in economia e le varie esperienze accumulate, mi sono reso conto di avere un’inclinazione per la traduzione e una passione per le lingue.
Attualmente ho un livello di inglese C1 e di spagnolo B2, vorrei incanalare la mia carriera lavorativa verso l’utilizzo di queste lingue, mi sono informato per lavorare come traduttore e mi sono imbattuto in questo tuo articolo molto utile.
Potresti darmi qualche consiglio in base al mio background? Ho pensato per esempio che specializzarmi come traduttore nell’ambito economico-finanziario potrebbe essere una scelta intelligente, tuttavia non saprei da dove iniziare.
Grazie dell’aiuto 🙂
Grande Jacopo!
È certamente un settore fecondo quello economico-finanziario, perché no?
Da dove iniziare: beh, si può farlo da molti punti di partenza, dipende da un mucchio di fattore tra cui l’obiettivo che ti poni. Se hai letto questo e l’altro post sulla traduzione, sai che ci sono molti modi di declinare una professione come il traduttore economico-finanziario. Da dove pensi che sarebbe meglio iniziare?
Ciao Fabio,
il tuo articolo è stato molto interessante, anche se mi ha messo un pò di dubbi.
Sono una donna di 47 anni con l’esigenza di cambiare vita lavorativa: due anni fa mi sono laureata in Mediazione linguistica con l’intenzione di diventare traduttrice. Ho un livello B2 di Inglese che è la lingua di cui sono innamorata e sto cercando di migliorarla con varie strategie.
Pensavo di iscrivermi ad un master di traduzione settoriale, ma leggendo il tuo articolo mi ritrovo con il dubbio se abbia senso o meno e se forse non sia più opportuno iscriversi ad un corso tenuto da una poliglotta per migliorare il mio livello di inglese.
Ho un livello B2 anche in francese.
Vorrei farti una domanda tecnica: bisogna iscriversi ad un albo per essere considerati ufficialmente traduttori, qual’è l’iter burocratico affinchè si possa essere riconosciuti tali?
Pur essendo una lavoratrice dipendente, da sempre mi autogestisco e autorganizzo le attività lavorative e quindi la mia idea è quella di essere una freelancer, anche se mi spaventa come riuscire a trovare i clienti.
Sapresti darmi qualche consiglio su quale strada mi convenga intraprendere?
Ti ringrazio per l’attenzione e per la tua disponibilità.
Buona giornata
Grande Cristina!
Ad oggi, un albo professionale dello stesso tipo di, ad esempio, avvocati o agrotecnici, non c’è. Molti ne sono indignati, altri invece pensano che gli albi siano istituzioni antidiluviane: c’è insomma grande varietà di pareri.
Come riuscire a trovare clienti: ho buttato giù svariate idee, su questo post e sull’altro circa come trovare clienti. Iniziamo da queste, Cristina: come ti sembrano?
Ciao Fabio,
Leggere l’articolo sull’attività di traduttore freelance mi ha dato diversi punti di riflessione.
In primis specializzarmi in un paio di settori specifici, poi non tralasciare la lingua francese ed esercitarmi da subito a tradurre per conto mio.
Ho trovato anche gli spunti sul discorso clienti.
Davvero utili consigli, grazie.
Grande Cristina!
Ottime scelte, brava.
Un forte abbraccio virus-free.
Ciao Fabio,
il tuo articolo è stato davvero illuminante!
Sono laureanda alla triennale di letterature straniere, ho Inglese e Spagnolo certificati in C1, e sto lavorando sodo per “salire l’ultimo gradino” (C2) !… Il quale, come hai giustamente affermato, è il punto di partenza imprescindibile per un traduttore.
Nel frattempo mi cimento in traduzioni dirette con entrambe le lingue, un pò anche per capire in quale ambito specializzarmi; ho scoperto Global Voices, la comunità volontaria di voci di tutto il mondo. Lo trovo divertente e stimolante, ma la traduzione di articoli culturali resta comunque”generica”. L’aspetto interessante è che le traduzioni vengono revisionate, quindi c’è sempre un feedback sugli errori commessi. Sto anche provando Ted Translations, interessantissimo per la natura dei suoi talks, ma la sottotitolazione di video non mi è proprio congeniale. Sapresti consigliarmi altre piattaforme di traduzione volontaria che ti danno il feedback della revisione e magari la possibilità di affacciarti a traduzioni più specifiche (magari nel campo dell’istruzione o della psicologia, o perchè no del marketing)?.
Ti ringrazio in anticipo!!!
Grande Antonella!
Ottimo contributo il tuo. Di piattaforme ce ne sono ormai in abbondanza, ma che consiglierei io, non ne conosco. Alcune hanno una forte spinta morale ma l’organizzazione lascia a desiderare, altre prendono i tuoi contributi ma non ti fanno crescere come traduttore, altre infine sono dei palesi sfruttatori di competenze altrui.
Ti direi piuttosto di avvicinarti a un’azienda, ONG o istituzione, che ti ispirino fiducia, che magari non hanno nulla di tradotto e offrire i tuoi servizi, con totale trasparenza: tu dai loro una mano, loro magari ti danno una lettera di referenze.
Buona laurea!!
Buongiorno Fabio,
cercando informazioni sulle certificazioni mi sono imbattuta nelle tue pagine, fortunatamente aggiungo. Sono una dipendente pubblica e continuo ad esserlo solo per mia figlia 18enne, a breve diplomata. Ritrovandomi nei “pro” da te citati del tuo lavoro ed essendo insofferente a tutti gli aspetti del lavoro del pubblico dipendente, eccezione fatta per lo stipendio che arriva puntuale tutti i mesi, mi sono attivata per conseguire un Proficiency di inglese ed un TOPIK 5 minimo di coreano, due lingue che cerco di portare avanti insieme, data la grande differenza e la quasi nulla possibilità che i neuroni collassino… Ti chiedo, raggiunta una certa “maturità linguistica”, quanto tempo ritieni possa servire, anche in base alla tua esperienza, per ingranare con le traduzioni, attività che intraprenderei part time? Spero di non essermi dilungata oltre la soglia della tua pazienza. Un abbraccio e grazie per il tuo contributo. Federica.
Grande Federica!
Uau: lavoratrice, madre, studentessa di due lingue e volenterosa di intraprendere un nuovo cammino professionale: sei il mio idolo. Magari avessi la tua determinazione.
Purtroppo risponderti è impossibile. Pensa a quante volte sentiamo: “Studiato inglese per 2 anni” o “Corso di francese di 3 anni”. Forse non facevano neppure un’ora la settimana: il quel caso, chiunque impara di più in due settimane intensive. O magari studiavano due ore al giorno tutti i santi giorni: allora sì che si va lontano.
L’energia che uno ci mette è un’altra variabile: io insegno a persone che ce la mettono tutta, ma hanno solo tempo a tarda sera dopo un tour de force di 12 ore di lavoro. Pur con tutta la buona volontà, un’ora a loro rende poco.
Poi dipende da cosa traduci: libri per bimbi, protocolli di sorveglianza nucleare, etc.
Io porterei avanti le due lingue, il meglio che posso. Poi, raggiunto un certo livello, mi diletterei traducendo. Se continuasse ad andare tutto bene, mi specializzerei in una-due aree, poi mi creerei un sito web per farmi conoscere professionalmente. Un passo per volta, insomma.
Non ti ho risposto, scusami. Secondo me, concentrarsi più sulla propria passione che sul tempo, paradossalmente, ti fa andare più veloce.
A proposito, in un post parlo di TOPIK e KLPT, in caso ti sia sfuggito.
E grazie a te per leggere le mie interminabili manfrine! 😂
Cerco di impegnarmi il più possibile: prima raggiungo gli obbiettivi prima mi libero dal giogo dell’impiegata! Altro che manfrine: ottimi suggerimenti e condivisione di esperienza, grazie ancora. Inizierei portando avanti la cosa parallelamente al mio lavoro attuale per poi mandare tutti a quel paese e vivere finalmente solo delle mie fatiche. Gestire autonomamente il tutto non mi spaventa, anzi mi galvanizza! Sai, non sono mai riuscita ad avere un’agenda, al massimo dei pro memoria per il pagamento delle bollette, e quando ne comprerò una (per quanto tecnologica io sia la carta per me ha sempre un suo perchè) sarà il segno che avrò iniziato una nuova vita! Non mi dilungo oltre. Ti scriverò nuovamente quando avrò ottenuto una delle due certificazioni, giusto per condividere con te l’esperienza. Ti ringrazio ancora per il tempo dedicatomi e ti saluto con un grande abbraccio. Federica.
Grande Federica!
Aspetto con ansia di leggere il tuo resoconto circa gli esami. Poche cose fanno felice un linguofilo più di trovare un altro membro della sua tribù! 😀
Un abbraccio virus-free anche a te.
Ciao Fabio! Grazie intanto per le tue guide molto utili e simpatiche da leggere! Ti scrivo perchè lavoro come veterinaria da qualche anno, ma ho deciso di cambiare “qualcosa” (o tutto sarebbe meglio dire).. Poichè ho buona conoscenza del francese(B2)e dell’inglese(B2) ho pensato di iniziare un percorso linguistico rimanendo in ambito scientifico.. Ho però un dubbio e volevo chiederti se ci sono scuole che consiglieresti per traduzione e interpretariato. Ho visto che ci sono sia corsi di laurea che corsi equipollenti in strutture private (ho guardato su Roma, dove vivo attualmente) e queste ultime sembrano essere più professionalizzanti in effetti.. Hai idee/esperienze in merito? Altra cosa: secondo te francese e inglese sono degli evergreen troppo..diciamo banali?
Grazie mille!! Un abbraccio 😉
Grande Elisa!
Purtroppo non conosco altra scuola che consiglierei oltre a quella dell’autodidattismo 🙂 sicuramente ce n’è qualcuna buona in giro, solo che non ne conosco personalmente.
Inglese e francese: sono ottimi evergreen, non dubitarne 😀 Peraltro, con una professionalità come la tua già acquisita, hai il potenziale per fare faville 😀
Grazie per leggere le mie linguomanfrine!
Secondo te quindi con delle certificazioni di buon livello (C1 eC2) si riesce ad entrare nel mercato anche senza corsi di laurea?
Ho letto nel blog che parli di entrambe le opzioni (con laurea/senza laurea) , però non credi che a breve possa diventare un obbligo?
Grazie della pazienza.. non c’è molta chiarezza in questo ambito e conosco solo una persona che ha fatto la triennale e poi..ha cambiato lavoro :/
Grazie ancora per le tue linguomanfrine e le tue risposte! 😉
Grande Elisa!
Lauree, certificazioni e corsi specifici: sono tutti punti di partenza più o meno validi, secondo me.
Obbligo di laurea: bella domanda. Alcuni lo chiedono ad alta voce da tempo: permetterebbe di mettere un freno ai dilettanti allo sbaraglio che, è innegabile, spopolano. Altri pensano che obblighi di titoli di studio, albi professionali o altre iniziative coartino il libero mercato. Francamente ignoro quale possa essere la soluzione ideale.
Penso che le lauree specifiche in traduzione possano essere un’ottimo inizio per molti, ma che ci siano anche altre strade possibili.
Grazie a te per leggere le mie elucubrazioni 😀
Ciao Fabio! Ho trovato i tuoi consigli molto interessanti e soprattutto utili! Vorrei ulteriori consigli personalmente, sono una ragazza di 22 anni e il prossimo anno dovrei finire la triennale di Lingue letterature e studi interculturali a Firenze. Ho scelto come lingue spagnolo e portoghese dettato esclusivamente dalla passione, durante il mio percorso di studi mi sono resa conto che vorrei intraprendere un’altra strada, ovvero quella della traduzione, a proposito di questo vorrei chiederti un consiglio sulla magistrale da prendere dato che la triennale è in letterature e non in traduzione e interpretariato. Inoltre vorrei chiederti se secondo te conviene cambiare lingua per la magistrale oppure se quelle che ho scelto vanno bene in un futuro mondo del lavoro. Un ultimo consiglio, potresti spiegarmi le varie tipologie di traduzione che esistono in modo più dettagliato? Ti ringrazio molto! Asia
Grande Asia!
Domande in apparenza semplici ma che in realtà avrebbero bisogno di un workshop di tre giorni per essere risposte! Comunque:
1) La magistrale in T&I è un buon passe-partout per avviarsi alla professione, anche se, come detto in questi due post sul tema, ci sono anche altre strade.
2) Le due lingue hanno certamente grande potenziale.
3) Appena trovo un po’ di tempo mi siedo a scrivere uno/due ulteriori post in merito. Stay tuned!
E grazie a te per leggere le mie elucubrazioni linguistiche 😀
Ciao Fabio, mi chiamo Ellen e lavoro in una Compagnia di Assicurazioni da circa 15 anni, sono nata in Germania e ho conoscenza del tedesco a livello di madre lingua. Vorrei iniziare a lavorare anche come traduttrice ed in futuro chissà, magari farlo diventare il mio lavoro principale, ma non ho una laurea. Ho un diploma di Perito Turistico e vorrei prendere un certificato al Goethe Institut, credi che ci sia possibilità di lavorare con il tedesco?
Credi che potrei provare ad entrare in questo mondo sconosciuto delle traduzioni?
Ho letto il tuo articolo più volte e mi ha aiutato molto a capire meglio delle dinamiche del mondo delle traduzioni e ti ringrazio per questo e quanto ho capito ci sarebbero buone possibilità per me.
Grazie 1000
Ellen
Grande Ellen!
Beh, avere successo o meno in un mestiere è sempre il frutto di un mix di molti fattori: personalità, formazione, esperienze lavorative, settore, paese, città, epoca storica, etc.
Detto ciò, così su due piedi e senza conoscerti:
– mancanza di laurea: 👎 (anche se, come hai letto, sono del parere che sia utile ma non sempre indispensabile)
– tedesco madrelingua e settore assicurativo: 👍👍
Leggi un paio di libri sulla traduzione da capo a fine. Fai qualche traduzione per puro piacere e vedi come va. Prendi un libro bilingue italiano-tedesco, tappa la parte tedesca, traducine alcune pagine dall’italiano al tedesco poi compara la tua traduzione con il testo del libro. Nel weekend, siediti a tradurre per alcune ore filate. Come va? Ti piace? Che punti deboli hai riscontrato? Dov’è che sei più forte?
C’è del cammino da percorrere, ma per lo meno è un inizio.
Grazie a te per leggere le mie interminabili litanie linguistiche 😀
Ciao Fabio, grazie per l’articolo, bello! Mi è sempre piaciuto tradurre, ho studiato filología e ma sonó partita súbito e niente master o stages, ero inquieta e squattrinata e le lingue le ho imparate bene tardi a partire dai 26 anni andando direttamente a vivere all’ estero in 3 paesi per anni e leggendo e studiando molto da autodidatta( e facendo di tutto) . Da due anni collaboro con un agenzia con francese, inglese e spagnolo, Ho capito che mi piace e posso farlo bene, mi piacerebbe progredire e studiare qualcosa di utile che non costi una fortuna. Puoi consigliarmi corsi on-line che ritieni validi? Grazie un anticipo!
E perdona gli errori😂!!
Grande Maria!
Un’altra italiana giramondo che colleziona esperienze di lavoro, ricordi e lingue! 😀
Corsi on-line: purtroppo ne ignoro di validi. In generale, penso che sopravvalutiamo il valore dei corsi e sottovalutiamo quello di due cose: libri e mentori. I mentori a volte sono difficili da trovare, i libri per fortuna non lo sono affatto.
Ma è certamente vero che alcuni corsi meritano: se venissi a saperne qualcuno, informami pure.
Dunque, non ti ho risposto, ma è sempre un piacere conoscere un’anima appassionata di lingue e traduzione 😀
Ciao Fabio, veramente interessante il tuo articolo. Mi piacerebbe ricevere da te qualche consiglio, visto che sei un traduttore esperto e professionale, per quanto riguarda l’inizio dell’attività. Ho una laurea in beni culturali, indirizzo archeologico, e l’abilitazione alla professione di guida turistica. Ho vissuto e studiato alcuni anni in Spagna e ho avuto la possibilità di perfezionarmi in questa lingua. Da qualche giorno ho iniziato un corso di traduzione nel settore turistico (ES-IT) ma già sto pensando a chi e come propormi una volta terminato il mio percorso di studi. Mi piacerebbe molto anche fare pratica ed esercitarmi ulteriormente oltre alle traduzioni che mi vengono date dalla scuola che frequento ma non so a chi rivolgermi, che sia soprattutto disponibile a farmi fare un po’ di pratica. Si cercano sempre persone esperte ma come si fa a diventarlo se non ne viene data la possibilità?
Grazie mille
Grande Valentina!
Già, è uno dei nodi da sciogliere in qualsiasi professione: acquisire esperienza. Forse la scuola che frequenti ha una lista di enti ed aziende alle quali potresti rivolgerti. Altrimenti, c’è da battere un po’ Internet e la strada per trovare con chi collaborare.
Secondo me non è così difficile, a dire il vero. Se parli con imprese ed agenzie varie, secondo loro in realtà il problema è opposto: miriadi di candidati che, freschi di studi, vogliono subito stipendi e condizioni lavorative da traduttore veterano.
So di essere monotono, ma il modo migliore secondo me di affermarsi nella professione è ormai un sito web personale.
Ciao Fabio,sono Giulietta. Abito in Italia da 18 anni.Sono di nazionalità moldava.Nel mio paese ho insegnato francese per 13 anni prima di arrivare in Italia.In Italia lavoro nel commercio come commessa.Parlo e scrivo bene italiano ,russo, rumeno ,francese.Ho avuto sempre l’idea che non sarebbe male come secondo lavoro o anche come lavoro di base fare il traduttore.Di questi tempi mi assale sempre di più quest’ idea.Dove posso rivolgermi per fare i test e iniziare a fare qualcosa in questo ambito? Grazie mille anticipatamente.
Grande Giulietta!
Per iniziare, come penseresti di applicare le strategie indicate in questo post e nell’altro sulla traduzione?
Ciao Fabio, tra qualche anno (2 o 3 più o meno) dovrei andare in pensione. Ho un’esperinza nella lingua inglese derivante sia dal mio attuale lavoro (campo manutenzione aeronautica), sia da uno studio autodidattico molto dedicato da parte mia. Avrei intenzione di conseguire un C1 o, addirittura, un C2 Cambridge non appena mi sento abbastanza “confident” per iscrivermi direttamente all’esame. Non possiedo nessun diploma o certificazione linguistica ma solo un diploma in Meccatronica. Ora la mia domanda è: sarebbe fattibile per uno come me intraprendere, con tutte le difficoltà che tu hai appena descritto, un percorso come traduttore, visto il mio desiderio di “far fruttare” la mia esperienza linguistica avendo in futuro molto tempo libero? Grazie
Grande Michele!
Perché no? Dalla tua parte, hai un’esperienza monumentale in un settore concreto, che è uno dei principali fattori dell’equazione; poi, però, devi considerare le lingue, e lì un diploma come il C1 (meglio il C2) serve ma è solo punto di partenza. E mettere in luce il tuo portfolio, promuoverti, etc, che anche quello richiede sforzo.
Buon 2021!
Si lo so che non basta solo la conoscenza della lingua, ma che contribuiscono molti altri fattori alla riuscita in questa professione. Cercherò di seguire i consigli di persone esperte come te, come quelli appena egregiamente descritti in questo blog.
Buon 2021 anche a Te e agli altri miei futuri (mi auguro) colleghi.
Grande Michele! Complimenti immeritati, temo, ma graditi.
Buon 2021 e buona traduzione anche a te 😀
Ciao Fabio, vorrei chiederti un consiglio…mi si è presentata la possibilità di un lavoro come traduttore vorrei sapere se invece di aprire la partita iva potrei chiedere di fare un contratto di collaborazione con ritenuta d’acconto e se la retribuzione è onesta mi è stato proposto 5 euro a cartella di 2000 caratteri spazi bianchi compresi.grazie
Valeria
Grande Valeria!
In realtà mi è impossibile rispondere. Legalmente, l’Italia è un tale imbroglio che io sentirei non uno ma almeno tre commercialisti prima di decidere.
Per la questione della remunerazione, così su due piedi mi pare poco, ma ci sono molti fattori da considerare: esperienza, uso di software, settore, tempi di consegne, combinazione linguistica, dove sei, etc.
Per sapere quanto chiedere, c’è da fare un po’ come con le case: stimare il prezzo della casa che vuoi vendere/acquistare in base a quello di mercato, poi decidere di conseguenza.
In bocca al lupo e grazie di leggermi!
Ciao Fabio, sono un ragazzo di 18 anni e mi piacerebbe moltissimo lavorare come traduttore. Per quanto riguarda gli studi da intraprendere, oltre allo studio universitario di altre lingue ci sono studi specifici della lingua italiana o certificazioni
che a tuo parere bisogna conseguire prima di intraprendere la laurea in interpretazione e traduzione?
Grande Vincenzo!
Per iscriverti all’università potrebbero richiederti dei certificati ufficiali delle lingue che studierai, o di accreditare in altro modo un B2-C1 in inglese, francese, etc.
In questo sito, parlo di molti titoli ufficiali di lingue: cercando “certificati” nella search box, ne verrà fuori una marea.
Altri studi specifici: io direi che un buon punto di partenza possono essere i libri di Umberto Eco e Luca Serianni, ma anche roba Massimiliano Morini e David Bellos. Se avessi già un settore in mente, leggi materiali specifici nelle lingue che sono di tuo interesse. Metti che ti piace lo yoga e ti intriga la traduzione inglese>italiano –> prenditi i libri di Mark Stephens in ambedue le lingue e compara i contenuti.
La passione per le lingue è fondamentale, ma anche quella per un’area o due concrete. Poi, per prendere dimestichezza con i programmi informatici, c’è tempo.
In bocca al lupo, futuro collega!
Ciao! Mi chiamo Stefania e ho 21 anni. A luglio mi laureo in Scienze della Mediazione Linguistica e dopo la laurea vorrei diventare interprete e traduttrice in ambito medico. Non ci sono specialistiche solo in ambito medico ma solo master e corsi. La mia paura è quella di non riuscire a trovare un posto di lavoro dopo la laurea. Consigli?
Grande Stefania!
Oltre a quelli scritti su questi due post circa la traduzione, consigli ulteriori purtroppo non ne ho. 🙂
Ciao Fabio! Grazie mille per aver condiviso la tua esperienza, è molto utile per chi cerca di barcamenarsi nella comprensione di una professione che spesso, e purtroppo, rimane nell’oscurità.
Ho 30 anni e una triennale in scienze antropologiche e sto valutando di iscriveri ad una magistrale in Traduzione. Conosco bene lo spagnolo, l’inglese ed il tedesco. Ovviamente per arrivare ad un livello C2 in queste lingue mi servirebbe ancora qualche anno, ma niente di impossibile. Inoltre dovrei sostenere qualche esame extra (tipo linguistica e letterature comparate) per accedere alla magistrale, non avendo una triennale in lingue o simili, ed arrivare al B2 o C1 in due di queste lingue.
Ho letto un pò di articoli di esperienze riguardo alla professione del traduttore ed al suo cambiamento, c’è chi dice che è in crisi, che le tariffe sono in costante decrescita e che in Italia è difficile tirarci fuori uno stipendio dignitoso. C’è chi dice invece che è una professione che non morirà mai, nonostante i nuovi sviluppi di sistemi informatici di traduzione che usano l’Intelligenza Artificiale.
Il settore che mi attira di più sarebbe quello di traduzioni letterarie, e di monografie storiche ed antropologiche, anche se immagino che sia un settore tra i meno quotati.
Inoltre mi alletta anche l’idea di investire per imparare una lingua ‘non europea’, tipo il giapponese o il cinese, ma immagino che partendo dallo zero in cui mi trovo sarebbe un’immane sforzo, forse troppo lungo e senza senso.
Insomma, tante domande, poche risposte, e sporattutto c’è sempre la paura di investire i prossimi cinque anni della mia vita in qualcosa che non riuscirò a far diventare la mia professione. Ergo: un consiglio? 🙂 quali sono i minimi requisiti imprescindibili per avere un’opportunità nel mondo della traduzione? E cos’è che rende totalmente incompatibili con il lavoro del traduttore, secondo la tua esperienza? Grazie mille
P.S. una curiosità: da / in che lingua traduci tu?
Grande Klaus!
Le tue sono domande perfettamente legittime, alle quali tuttavia è impossibile dare una risposta soddisfacente per chi le fa. 😀
Io faccio parte del gruppo di quelli che dicono che non è il paese di Bengodi, ma che è certamente possibile viverci e trarre soddisfazioni. Certo, si vedono spesso errori tragicomici ad avvicinarsi alla professione: credere che parlare discretamente una o due lingue basti; scegliere delle combinazioni linguistiche poco richieste; non sapersi presentare come tocca; valutare seriamente la professione senza aver mai tradotto veramente (il menù del bar dell’amico non vale) o aver letto un libretto di traduttologia.
Senza conoscere più in profondità la persona, gli unici consigli che ho da condividere sono quelli scritti in questi due lunghissimi post sulla traduzione. 🙂 Grazie mille a te di leggermi!
Innanzitutto complimenti per questo articolo davvero istruttivo. Mi sono laureata il 16 Marzo 2021 in Lingue e Letterature. Adesso ho che ho terminato la triennale desidero ardentemente portare avanti il mio sogno: diventare traduttrice. In particolare, vprreo specializzarmi nell’ambito letterario ma anche quello commerciale. Tuttavia ho le idee davvero confuse. Si trovano migliaia di Master e corsi su Internet, ce ne sono due che hanno catturato la mia attenzione: il Master offerto dgrfg qualcosa al riguardo?
Oltretutto, vorrei iniziare a fare pratica di traduzione nell’attesa di trovare il corso giusto.
Ho poca esperienza al riguardo, quella che ho fatto è solo merito della mia passione e sete di sapere, non certo dell’università.
Quale corso consiglieresti? Come posso, nel frattempo, fare esperienze possibilmente retribuite (anche poco)?
Grande Emanuela!
So che non è la risposta che ti piacerebbe ricevere, ma ulteriori consigli rispetto a quanto descritto in questi due post sulla traduzione, purtroppo non ne ho. 🙂
Vedo molte persone uscite con ottimi voti da molti sedicenti “istituti” e purtroppo mi sembrano impreparate. Se avrò la possibilità di verificare con mano la validità di un corso, ne parlerò molto volentieri su questo sito.
Per fare esperienza, io direi di saltare del tutto i canali tradizionali e andare dritti a qualcosa che ti sta a cuore e presentarsi, con il curriculum che si ha, le lingue che si conosce e tutta la grinta che si ha.
Nel tuo caso, una casa editrice, un’agenzia specializzata, un’azienda che produce una cosa che ti appassiona. Poco a poco, facendosi strada.
Quello che di certo non funziona è fare quello che fanno tutti, mandare richieste di connessione a Linkedin a caso (come molte di quelle che arrivano a me), inviare candidature tutte uguali e per giunta ripiene di strafalcioni. Può sembrare assurdo, ma è succede.
Congratulazioni per la laurea e in bocca al lupo per questa nuova fase vitale e professionale! 😀
Ciao ho trovato il tuo articolo molto stimolante e interessante e mi hai trasmesso tanta positività. Dopo molti anni di tentennamenti e paure ho finalmente deciso a intraprendere un corso di specializzazione in traduzione alla scuola di lingue di Brescia. Ho un inglese avanzato avendo vissuto molti anni in uk e avendolo studiato all’università ma vorrei abbinare un’altra lingua. Ho studiato un po’ il francese ma ormai non ho più padronanza mentre ho fatto un corso beginners di russo in uk e mi è piaciuto molto. Soltanto che come hai spiegato per essere traduttori bisogna conoscere la lingua bene. Dunque pensavo di mettermi sotto con il francese questa estate per poi fare il test di ingresso a ottobre e vedere se riesco almeno a passare un b2. Secondo te la combinazione eng it e fr è vantaggiosa? Grazie mille ancora
Grande Maria!
Mi pare francamente un’ottima combinazione. 😁 Dacci dentro Maria, sia a scuola che fuori, e vedrai che ce la farai.
Grazie di leggermi!
Ciao Fabio, grazie per l’estrema chiarezza (che cercavo da tanto) circa questo fantastico lavoro.
Tra 1 mese inizierò la facoltà di Mediazione Linguistica e sono indeciso nella scelta della seconda lingua, che oltre l’inglese, sarà una tra cinese o arabo. Sono attratto particolarmente dal mondo dei videogiochi, quindi mi chiedevo quale tra queste 2 lingue fossero quelle più consigliate per il mercato dei videogiochi. Se quest’ultimo necessita di altre lingue e magari tu ne sei a conoscenza, sono tutte orecchie! Grazie in anticipo
Grande Mirko!
Conosco poco quel mondo. L’inglese, così come le altre lingue maggioritarie, sono sempre una scelta azzeccata. Cinese e arabo nel reame dei videogiochi uhm, non saprei: restano ad ogni modo ottime scelte. Ed è un bene avere un obiettivo come il tuo, tuttavia lascia una porta aperta all’ignoto, che la vita di sorprese negative ne ha in serbo non poche, ma quelle positive (per fortuna) pure sono abbondanti. Magari il cinese o l’arabo ti aprono possibilità che adesso non puoi ancora vedere.
Grazie a te di leggermi e… in the mouth of the wolf! 😀 😀
ciao,
vorrei insegnare ai bimbi sordi e ipovedenti le lingue inglese e francese utilizzando la lingua dei segni e il braille. Ho.le qualifiche in entrambe le lingue. Sono una Educatrice domiciliare e amo la mia professione di Tata lungo orario, quali consigli mi daresti per avere più possibilità di continuare una professione confusa con quella della baby sitter che tutti fanno per ripiego?
Grande Arcangela!
Mi sembra bellissimo il tuo progetto, sebbene purtroppo io ignori colpevolmente quasi tutto sia delle tue specialità. Consigli uhm, sono proprio a corto di idee, mi spiace.
Grazie di leggere 🙂
Complimenti per l’articolo, incoraggiante e realistico al tempo stesso. Ha fatto bene a scriverlo così lungo, credo che tornerò su questo blog!
Sono una studentessa di lettere classiche che ha appena concluso la triennale, e sin da quando frequentavo il liceo mi piace molto tradurre dalle lingue antiche (latino e greco). Durante il mio percorso universitario ho avuto anche una botta di fortuna e mi è stata commissionata la traduzione in italiano di libri scritti in latino (quello che sto traducendo ora è particolarmente voluminoso). Ho cominciato questo lavoro l’anno scorso (dopo averne svolti anche altri, più o meno inerenti al mio percorso di studi), e mi sono resa conto che è il mio lavoro ideale, sia perché mi appassiona molto sia perché per indole la solitudine non mi dispiace. I nei, però, non mancano: pur guadagnando abbastanza per essere una studentessa, lavoro ancora in nero e a tariffe relativamente basse, e ovviamente vorrei che dopo la magistrale questo lavoro diventasse regolare e meglio retribuito. Non conosco le tariffe per le traduzioni dal latino (e dal greco), ma immagino che vengano almeno il doppio di quanto io prenda ora XD
Stavo pensando di seguire un master di traduzione dal latino a Siena dopo la magistrale, soldi permettendo, non solo per migliorare le mie capacità ma anche per sapere come allacciarmi al mondo della traduzione (vivo in una provincia un po’ isolata e mi è difficile capire come inserirmi). Avevo anche in mente di cercare qualche agenzia a cui associarmi. Però mi chiedevo se, nell’ambito della traduzione dalle lingue antiche, ci sia abbastanza lavoro in giro, o se è meglio integrare con qualche altra lingua più comune. O se magari è meglio stare con i piedi per terra e cercarmi un lavoro più “mainstream” XD
Grazie ancora per aver scritto questo articolo, continui così.
Grande Arianna!
Uhm sono privo di esperienze dirette nel settore nel quale ti muovi. Ti cito alcuni commenti che ho sentito da amici/colleghi/clienti nel corso degli anni (occhio: nessuno è italiano).
Il mercato può essere ridotto, ma ad ogni modo i traduttori da/verso il latino sono più richiesti di quanto non si pensi. Antichi codici mai tradotti; testi già tradotti ma da ritradurre; titoli universitari che in certi paesi vengono rilasciati in latino e serve tradurli ad altre lingue per omologarli all’estero; il campo ormai grande auge della traduzione computerizzata; creazione di strumenti didattici per insegnare la lingua.
Avrai visto che non cito il greco antico: conosco poco il settore. Quando sono stato coinvolto nel naming, a livello di marketing, c’erano non poche agenzie che volevano sapere come sarebbe stato in greco antico il nome di un certo prodotto e allora iniziava la ricerca di qualcuno che avesse studi classici. Si finiva su una persona che, oltre a una laurea in marketing, era pure un asso in greco antico, cosa che ha facilitato assai la sua carriera.
Io forse aggiungerei a queste due lingue un’altra lingua forte, tipo inglese-francese-etc etc, ma parlo apputno da ignorante: forse con latino e greco antico si riesce a vivere benissimo. Spero proprio di sì.
Un enorme in bocca al lupus e grazie di leggermi 😛
Ciao Fabio, sono Daniela, ho letto il tuo articolo e mi è sembrato molto interessante, grazie mille! Vivo in Spagna, mi sono trasferita dopo essermi laureata in Traduzione Tecnico Scientifica, praticamente per 10 anni mi sono dedicata a tutt’altra cosa ma in questo momento, dato che da poco sono di nuovo alla ricerca di un nuovo lavoro, ho sentito il bisogno di tornare alle origini ed iniziare ad interessarmi alla traduzione letteraria… ammetto che ho sempre adorato questo ambito (anche se inizialmente avevo scelto l’indirizzo tecnico scientifico). Adoro leggere e mi appassiona la letteratura, so che probabilmente dovrò studiare, fare dei corsi, imparare ancora ma l’idea mi emoziona tanto, sono molto motivata. Vivo in Spagna e davvero non saprei da dove cominciare, per caso potresti darmi delle dritte su come trovare delle case editrici interessate o comunque indirizzarmi su come fare esperienza? Preferirei non essere freelance ma lavorare per una azienda ma comunque accetto consigli. Grazie in anticipo per tutte le informazioni che mi darai! Un bacio Daniela
Grande Daniela!
Purtroppo sono privo di ulteriori consigli rispetto a quelli già dispensati in questi due lunghi post sulla traduzione :-/
Comunque il tuo progetto mi pare interessante: riconversioni di questo tipo sono sempre possibili, nonché appassionanti.
¡Un fuerte codazo y gracias por leer!
Va bene grazie lo stesso, leggerò anche i commenti, vediamo se trovo qualche spunto interessante!
UN besito!
Ciao Fabio,
innanzi tutto, complimenti e grazie per questa guida che è molto utile e incoraggiante!
Io sarei interessata a cominciare a tradurre un po’ come seconda entrata e poi chissà…ho studiato scienze politiche/relaz. internazionali quindi ho una buona formazione economico-giuridica e ottima conoscenza della lingua inglese (un tempo anche francese 😛 ).
Quello che non ho ben capito è come iniziare: da un lato giustamente consigli di tradurre a manetta anche a basso costo per fare esperienza e cv, dall’altro sconsigli le piattaforme che offrono questo tipo di progetti random ma che immagino siano la via più facile per cominciare. Volendo quindi evitare quelle piattaforme, quale potrebbe essere un buon modo per iniziare senza avere ancora esperienza alle spalle?
Grazie mille!
Grande Chiara!
C’è modo e modo di entrare nel settore; anzi, nei settori: la traduzione giuridica, come dinamiche di mercato, non ha molto a che fare con la letteraria.
Sapere da dove iniziare evitando le piattaforme è frutto di un po’ di sani “compiti a casa”: io mi muovo in ambiti diversi, ma con un po’ di brainstorming e leggendo i commenti degli altri linguofili su queste due guide potrai trovare alcune idee. La creatività aiuta assai. 🙂
Buona traduzione!
Ciao, posso chiedere come mai il mio commento precedente sia stato cancellato?
Non mi pareva di aver scritto nulla di sconveniente 🙁
Ciao Chiara,
Nessun commento è stato cancellato 😉 io lo vedo proprio qui davanti ai miei occhi. Forse essendocene molti ti si sono accavallati sullo schermo?
Ciao Fabio, grazie per la tua risposta, i commenti erano apparsi e poi per alcune ore non erano più visibili e temevo di aver scritto qualcosa che ti avesse indisposto!
Comunque, spulcerò anche tutti gli altri commenti, grazie per le dritte!
Grazie a te! 😀