
Imparare la lingua Noongar può sembrare una follia. Noon… che?? Eppure eppure… per qualcuno è una questione vitale. In questo post, ti spiegherò perché una lingua non è solo un mezzo per dibattere su Facebook o litigare con i suoceri.
Una lingua può darti potere e restituirti quanto ti è stato tolto: molti sono i casi ed oggi ti parlo di come imparare la lingua Noongar sta salvando più vite di Batman. 🦇
Dunque…
Immagina che un giorno, di punto in bianco, inizino ad arrivare sulla Terra degli esseri umanoidi. 👽 Immagina di non saper nulla di loro: chi sono, da dove vengano e cosa vogliano. ❓ Immagina che non siano ostili, durante i primi contatti, ma anche che i loro mezzi e le loro tecnologie siano così superiori ai nostri, che lottare contro di loro sarebbe futile.
Immagina che vogliano stabilirsi a fianco a casa tua, e che con l’andar del tempo, ottengano il controllo delle tue risorse, impongano le loro leggi, ti proibiscano di vivere come hai sempre vissuto. Fantascienza? Sì, e storia vissuta. È quello che è successo agli aborigeni australiani all’arrivo dei britannici. 🌏
In questo post, parlerò del genocidio culturale in Australia, di come un popolo venne quasi fatto scomparire, della gran ricchezza degli aborigeni e della loro lingua: ora, imparare la loro lingua madre li sta aiutando a ritrovare la loro identità.
Gran parte dei problemi che oggi affliggono i popoli indigeni in società occidentali, si deve al fatto che la loro identità personale e collettiva non trova posto nel mondo contemporaneo, ma il futuro non è necessariamente nero: lascia che ti racconti questa storia poco conosciuta.
Indice
Gli aborigeni australiani
Prima dell’arrivo dei bianchi in Australia, erano lì. Prima che in Medio Oriente iniziasse il Neolitico, stavano lì.
I Neanderthals calpestavano il suolo europeo, quando loro erano già lì. La storia degli aborigeni australiani è quella di una simbiosi con la terra, che non ha eguali, ma anche quella di un’invasione, di abusi dei coloni, di un genocidio culturale dal quale stanno uscendo giusto in questi ultimi anni.
Molte tribù aborigene stanno recuperando l’orgoglio della propria storia, per non ridursi ad un richiamo turistico, utile solo a vendere didgeridoo e serpenti arcobaleno ai viaggiatori di passaggio in Australia. 🐍
Tuttavia il colpo inferto durante due secoli è stato brutale: secondo Judy Campbell, all’arrivo degli inglesi alla fine del Settecento, in Australia c’erano tra 300.000 e 750.000 persone, che appartenevano a 250-300 tribù, separate ma relazionate tra di esse, suddivise in clan, ognuna con una cultura e lingua propria.
In duecento anni, a base di:
- malattie portate dagli europei,
- droghe ed alcol,
- esproprio delle terre,
- sequestri di minori pianificati ed eseguiti dal Governo australiano,
gli aborigeni sono arrivati alla soglia dell’estinzione. Fortunatamente le cose stanno ora cambiando.
Cos’ha da offrire un popolo indigeno, sospeso all’Età della Pietra, agli antipodi del nostro mondo e del nostro stile di vita? Andiamo a vederlo approfittando del caso della rinascita, da manuale, di una tribù aborigena. La tribù Noongar.
La tribù aborigena Noongar
Noongar, o Nyungar, definisce allo stesso tempo un popolo e la lingua parlata da questo. È difficile spiegare la stretta relazione di queste genti con la loro lingua, la terra che abitano e i secoli che sono passati in questi boschi, prati e fiumi. 🌳
Grazie allo sforzo degli attivisti Noongar, e di un clima ormai favorevole da parte delle autorità australiane, la lingua Noongar e la sua cultura iniziano ad essere note fuori dallo stretto circolo aborigeno.
Questa tribù è originaria del sudovest dell’Australia, un’area grande come l’Italia del centro-nord, da Lazio ed Abruzzo in su: ha una grande varietà geografica e climatica.
Sono da almeno 45.000 anni nel loro boodja, paese. La metropoli di Perth è in questo Stato.

Sono tra 28.000 e 40.000 persone, che a loro volta appartengono a sottogruppi con un proprio kaadadjan, ossia un sapere ancestrale che dagli antenati è sceso giù fino agli attuali anziani delle comunità: è un insieme di regole non scritte su chi sono e come devono prendersi cura del paese in cui vivono: è l’essenza dei Noongar, la loro Costituzione orale.
Inevitabilmente, la varietà linguistica interna della lingua Noongar si è ridotta da quindici a tre dialetti; inoltre, si è proceduto alla definizione di una lingua standard Noongar per insegnarla alle nuove generazioni.
Ma una cosa è certa: la parola boodja è universale e presente in ogni clan Noongar, ed è la candidata alla medaglia d’oro per la parola impossibile da tradurre dell’anno. Perché? Non significa paese, dopotutto?
Paese, per i Noongar, è più di un pezzo di terra. Ha scritto Mick Dodson:
Quando parliamo di ‘paese’, intendiamo qualcosa che va più in là della definizione della parola che troviamo nel dizionario.
Per gli aborigeni australiani, vogliamo dire patria, o terra della tribù o del clan e significa qualcosa in più che un luogo su una mappa.
Per noi, Paese è una parola che ingloba tutti i valori, i luoghi, le risorse, le storie e gli obblighi culturali associati con quell’area e con quelle caratteristiche.
Descrive la totalità del nostro essere ancestrale.
Parole molto esemplificative, non credi?
Uniti e diversi: convivere in pace tra clan Noongar
C’era una certa mobilità all’interno del paese dei Noongar. Quando un gruppo arrivava in una nuova zona, aveva l’obbligo di offrire cibo ed altri oggetti al clan residente, per poter essere ammesso nelle sue terre.
Il gruppo residente, invece, doveva informare i nuovi arrivati a proposito di quella zona e delle risorse disponibili, per poterle sfruttare senza pericolo e senza disturbare gli wirin, gli spiriti. Per gli aborigeni, il mondo spirituale è reale tanto quanto il mondo materiale.
Tutto ciò dà luogo ad interessanti cerimonie: un anziano del gruppo residente organizza un rituale di Benvenuto al Paese, mentre un altro anziano del gruppo arrivato guida il rituale di Riconoscimento del Paese. I rituali si sono adattati ai tempi: le autorità australiane invitano alle amministrazioni locali, alle aziende e ad ogni tipo di entità, a sottomettersi al rituale di benvenuto.
È un omaggio culturale agli aborigeni Noongar, un modo di riconoscerli come i primi abitanti di quelle terre. È una prassi platonica, ma è anche tramite questi gesti che si costruisce una convivenza. 🤝
È consuetudinario pagare gli anziani Noongar per l’organizzazione della cerimonia, così come riservare loro il trattamento che qui riserveremmo ad un principe: sono figure di riferimento all’interno del loro gruppo, ed è visto come forma di rispetto che gli wedjala, i bianchi, diano loro la stessa considerazione.

Sei stagioni invece di quattro: il calendario Noongar
Ti suona familiare la proposta di passare da quattro stagioni a sei, di qualche anno fa? La proposta arrivò dall’Australia. I popoli aborigeni contemplano fino a otto stagioni.
Se la classica divisione delle quattro stagioni del calendario gregoriano deriva dall’astronomia, gli aborigeni mettono nell’equazione anche il comportamento delle piante e degli animali, i venti e le precipitazioni. 🌬️
I Noongar concepiscono l’anno come un ciclo di sei bonar, stagioni:
- kambarang: la fioritura (ottobre e novembre). Esplosione di colori e di vita.
Gli animali selvaggi allevano la prole e c’è cibo in abbondanza. I Noongar emigrano dalla pianure aride, dove arrivarono per allontanarsi dalle piogge, di nuovo al sud. - birak: la prima estate (dicembre e gennaio). Inizia a fare caldo.
I Noongar si avvicinano a laghi e corsi d’acqua. Pescano, raccolgono uova di serpente e praticano incendi controllati di aree arbustive per evitare incendi incontrollati nelle fasi più torride dell’estate. - bunuru: la seconda estate (febbraio e marzo). Fa molto caldo.
I Noongar si avvicinano all’oceano, riparandosi nelle grotte vicino la costa di notte, e all’ombra degli alberi di giorno. Pescano nelle acque marittime. - djeran: l’autunno (aprile e maggio). La canicola diminuisce. 🍂
I Noongar raccolgono il cibo e costruiscono rifugi per proteggersi dal freddo ormai in arrivo. Approfittano di questa stagione anche per matrimoni e cerimonie di vario tipo. - makuru: le prime piogge (giugno e luglio). I Noongar risalgono il corso dei fiumi, perché le pianure della costa iniziano ad inondarsi per via delle piogge.
Qui, sussistono a base di pesci, granchi ma anche animali terrestri come canguri, emù e opossum, dei quali mangiano le carni ed usano le pelli per coprirsi. - djilba: le seconde piogge (agosto e settembre). Il freddo continua ma si intravede già la primavera.
La vegetazione si colora, nascono avannotti e pulcini e cuccioli. I Noongar si dirigono al sud.

Dato che il nostro clima sta cambiando, potremmo trarre ispirazione da questo calendario aborigeno per modificare il nostro.
Darm Emu, di Bruce Pascoe: questo libro cambierà per sempre la tua visione degli aborigeni australiani e del resto delle società cosiddette primitive. È il frutto di un lavoro lungo una vita, per il quale Pascoe è stato criticato a tutto spiano. Ed è un’eccellente lettura. |
Dovresti smettere di fare qualunque cosa tu stia facendo e metterti a leggerlo.
La lingua Noongar orale e scritta
Cedo la parola a Kaarljilba Kaardn, attivista, artista e attrice teatrale Noongar:
I miei deman (nonni) (…) mi hanno insegnato che ogni volta che vediamo una stella cadente sappiamo che una nuova vita si sta formando da una vecchia anima, che alla fine ritorna al cielo quando quella vita ha “chiuso il circolo” con il sonno, e che tutte le cose di questa vita sono circolari. Penso di me stessa come di un’estensione di una vecchia anima che mi è stata prestata. Ho sempre desiderato essere in compagnia di persone più anziane e sagge di me – per imparare, crescere ed essere ispirata dalle loro vite.
Tanta enfasi sul ruolo degli anziani si deve a una caratteristica fondamentale della società Noongar: l’oralità. O così fu, fino a poco fa: adesso per preservare lingua e cultura, si è iniziato a documentare per iscritto ambedue.
Fino a poco tempo fa, la lingua Noongar era stata messa per iscritto solo dai britannici: coloni prima, antropologi dopo. 📝 Con la recente emancipazione del popolo Noongar, la lingua ha iniziato ad essere promossa ed insegnata.
Ciò ha implicato la cristallizzazione della grande varietà linguistica Noongar (15 dialetti principali riconosciuti) in un’unica lingua standard. Gli anziani l’hanno concordata, decidendo tra l’altro che la scrittura dev’essere fonetica: si scrive come si sente, più o meno. Esistono ancora differenze di pronuncia, tra i vari clan e le zone del paese, e quindi anche differenze ortografiche.
Un esempio: il serpente arcobaleno, che secondo gli aborigeni Noongar è il creatore del mondo, a seconda della zona può chiamarsi waugal, woggaal, wakal o waagal.

È una lingua SOV, cioè Soggetto – Oggetto – Verbo. Non ci sono preposizioni, ci sono prefissi e suffissi. Una frase a mo’ di esempio:
koolbardi boorn–ak nyin-iny: tradotto litteralmente, gazz ladra (S) albero–sul (O) è (V).
Il suffisso -ak, indica su o sopra; il suffisso –iny indica che l’azione si sta svolgendo nel momento in cui si parla.
Inevitabilmente, il Noongar ha incorporato una dose di parole inglesi, ma ha pure fornito un bel po’ di parole all’inglese australiano:
- toponimi: Beeliar, Mirrabooka, Gidgegannup
- piante: marri, karri, jarrah
- animali: quokka, quenda, jilgi
- nomi di persona: svariati, il più famoso dei quali è Kylie, che significa boomerang.
I numeri in lingua Noongar
I Noongar erano una società pre-monetaria: da ciò si deve il fatto che i Noongar avessero, un tempo, un sistema numerico che arrivava a… tre.
1 Keyen
2 Koodjal
3 Dambart
4, 5, 6… ¿? Boola boola
Che significa boola? Significa… molto. Non è la sola società arcaica ad essere così.
I Noongar, recentemente, hanno adattato il loro sistema numerico alle necessità della vita moderna, perciò oggi possono contare con:
4 Koodjal koodjal (letteralmente, due due)
5 Maar (che è anche la parola per mano)
6 Maar-keyen (mano-uno)
7 Maar-koodjal (mano-due)
8 Maar-dambart (mano-tre)
9 Maar koodjal koodjal (mano due due)
10 Maar maar (mano mano)

Frasi basiche in lingua Noongar
Kaya! Nganyang koorl Fabio. Ngany Spain boodja = Ciao! Sono Fabio, vivo in Spagna.
Ngany moort Italy boodja = La mia famiglia è italiana.
Naatj koorl? = Come ti chiami?
Ngalak djerapiny noonook djinaniny = Sono lieto di rivederti
Windja noonook boodja? = Di dove sei?
Windja noonook nyin-iny? = Dove vivi?
Ngany nyin València = Vivo a València
Naatj noonook bonor nyin-iny? = In che stagione siete lì dove vivi?
Djerapin = felice
Winyarn = triste
Kaya = sì (esatto: la parola per “sì” e “ciao” è la stessa)
Yoowart = no
Yaangka = grazie
Yongka: canguro (sì. È vero che i primi aborigeni che trovò Cook in Queensland gli dissero gaŋurru per indicare l’animale e che gli inglesi lo trasformarono in kangaroo, però quei nativi erano la tribù Guugu Yimithirr e stanno in linea retta a 3.600 km dai Noongar. Non è sorprendente che abbiano due parole, e due lingue, diverse).

Altre sorprendenti caratteristiche della lingua Noongar
Le parole polisemiche: per esempio, bilya significa fiume e cordone ombelicale; ngangk significa sole e madre. 😍
Esiste un solo verbo per “partire” ed “arrivare” in Noongar: koorliny.
È un po’ difficile da spiegare, ma nel Noongar e nelle altre lingue aborigene, linguaggio verbale e linguaggio corporale vanno insieme. I Noongar evitano gli equivoci grazie ai gesti: non occasionalmente, ma come parte viva ed integrante della comunicazione. In questo, sono straordinariamente simili a noi italiani. 😮
Se ti sembra curioso, fermo lì: ci sono tribù aborigene che aggiungono un’ulteriore dimensione. Per comunicare, parlano, gesticolano e tracciano segni al suolo con dita e bastoni: privi di uno di questi canali, questi aborigeni non sono capaci di spiegarsi.
Come dice Charmaine Councillor, attivista Noongar:
ci invade una specie di bruma magica, quando parliamo la nostra lingua.
L’oltraggio della Generazione Rubata o Stolen Generation dei Noongar
Nella storia della colonizzazione dell’Australia, le relazioni tra bianchi ed aborigeni iniziarono con quasi subito malamente: i Noongar non capivano come si potesse dichiarare la terra proprietà privata di qualcuno, né perché la si coltivasse o vi si costruisse sopra senza criterio. Ci furono episodi di convivenza civile, ma la regola erano i conflitti, che finivano sempre male per i Noongar.
Quando questi aborigeni non ebbero più la forza per opporsi, i coloni passarono all’assimilazione forzata. La ferita più profonda è indubbiamente il Furto dei Bambini. Strappati alle loro famiglie, finirono in istituti che dovevano fare di loro degli occidentali. 😞
Occidentali di pelle scura, anche se non per molto: i Governi australiani pensavano bene di diluire il loro sangue primitivo con quello degli europei civilizzati, dato che… secondo il credo vigente all’epoca di Auber Octavius Neville, un inglese originario del Northumberland che fu il Protettore degli Aborigeni durante un quarto di secolo, il miglior regalo che si poteva fare loro era assimilarli alla razza bianca.
In tre generazioni, da un meticcio si poteva tirar fuori un un octoroon, un individuo con giusto un ottavo di sangue aborigena: esteriormente, un bianco anglosassone protestante.

Autore: A.O. Neville, Museums Victoria, https://collections.museumvictoria.com.au/items/1496210
È superfluo specificare che ai kurlongur (bambini rubati, in lingua Noongar) veniva proibito parlare la propria lingua. Il 70% dei bambini Noongar fu vittima di questa pratica, durante i venticinque anni della gestione di Neville. La Generazione Rubata, la Stolen Generation, sono loro.
Questa politica cadde in disuso negli anni Settanta, ed oggi il vento soffia in una direzione molto diversa. I danni storici sono ancora da riparare, ma lo Stato ormai ha fatto pubblica ammenda: nel 2008, il Primo Ministro Kevin Rudd, chiese ufficialmente scusa, in una sessione plenaria del Parlamento di Canberra.
La Generazione Rubata e ai loro discendenti, vedono l’imparare la lingua materna come un’opportunità per recuperare la loro identità, come un mezzo per accedere al sapere ancestrale del loro popolo.
La lingua non è una sciocchezza per loro: in lingua Noongar sono le Songlines, le Linee di Canto, racconti ancestrali che descrivono tutta la storia della Terra. Sono racconti ancestrali potenti, mappe geografiche orali con informazioni relative ad eventi e risorse disponibili, tramandate da migliaia di anni da memorie prodigiose. 😲
Di generazione in generazione, i Noongar sono capaci di ricordare dove passava un fiume quattromila anni fa, o che una certa isola era prima collegata a terra da un istmo.
E gli scienziati australiani sono riusciti a corroborare l’autenticità di quei racconti. 😲 Imparare la lingua Noongar significa, per loro, tornare ad essere quello che si erano scordati di essere, è la parte centrale della loro wungening, guarigione.

Libri e risorse sul popolo Noongar
Our Languages: un sito web che raccoglie risorse e novità sulle lingue aborigene.
Broken Circles: Fragmenting Indigenous Families 1800-2000, di Anna Haebich: una descrizione esaustiva del genocidio culturale di cui furono vittime i Noongar.
E Venne Chiamata Due Cuori, di Marlo Morgan: una dottoressa americana che vive un’esperienza di trasformazione nell’Outback australiano.
Passa del tempo con una tribù aborigena, per poi tornare negli Stati Uniti profondamente cambiata.
Non parla dei Noongar, d’altra parte la spiritualità e tutto quanto Morgan racconta, è applicabile a loro.
A Boy’s Short Life: The Story of Warren Braedon/Louis Johnson, di Anna Haebich e Steve Mickler: è il racconto della breve vita di un ragazzo Noongar, sequestrato alla sua famiglia nel 1973 a tre mesi di vita e dato in adozione ad una famiglia di Perth, ed assassinato nel 1992.
È un libro raccomandabile per due ragioni: la prima è rendersi conto che l’annichilazione degli aborigeni messa in atto dalle autorità australiane, non è cosa di un passato remoto.
La seconda, è che incluso in un paese così mitizzato come l’Australia, il razzismo è stato una costante affatto secondaria.
Ha interessato gli immigranti greci, italiani, mediorientali, asiatici. E gli aborigeni erano gli ultimi degli ultimi.
That Deadman Dance, di Kim Scott: un romanzo sui primi incontri e scontri tra bianchi e Noongar. Molto interessante ed piacevole da leggere.
Native Title in Australia: An Ethnographic Perspective, di Peter Sutton: un manuale, tra antropologia e giurisprudenza, sul dispositivo legale che l’Australia ha concepito per proteggere i diritti degli aborigeni.
È il cosiddetto Native Title.
Sta generando forti polemiche in tutti i settori della società australiana, per questo è utile un saggio che ce lo spieghi.
Native Title, di Michael Tuffley: una biografia grafica sulla vita di Eddie Mabo, eroico attivista della causa Noongar.
Nonostante il titolo, non parla del dispositivo legale in sé.
Il titolo è dovuto al ruolo che Mabo ha giocato nell’approvazione del Native Title da parte della Corte Suprema australiana.
Storia Delle Credenze E Delle Idee Religiose, di Mircea Eliade: libro magistrale dello storico romeno, uno dei maggiori esperti di storia delle religioni.
Una parte del volume parla del mondo religioso degli aborigeni australiani. È ancora più affascinante di quanto sembri a prima vista.
Rabbit-Proof Fence, di Phillip Noyce: film commovente, con Peter Gabriel e Kenneth Branagh, sul Furto dei Bambini. Ben fatto, ed ispirato ad una storia reale.
Ten Canoes, di Rolf de Heer: film impressionante e sottovalutato.
Questo film è il primo a fare ampio uso della lingua aborigena Yolngu Matha: è quanto di più simile ad una full immersion nella vita e cultura aborigene che puoi avere attraverso uno schermo.

10 Ragioni per cui imparare una lingua aborigena
Che follia, no? Mica tanto. Si tratti della lingua Noongar o di un’altra della quarantina più diffuse, ragioni per imparare una lingua aborigena ce ne sono in abbondanza:
#1 Vai in vacanza in Australia, o a viverci per un tempo.
#2 Sorprendere amici, vicini o colleghi di lavoro australiani. Sorprendentemente, sapranno ben poco sul tema, forse meno di te. Molti australiani credono che esista una solo lingua aborigena ed un solo popolo. 🤨
Film come Australia o The Traker, non sono stati di aiuto a questo riguardo.
#3 La moda degli indiani d’America è passata. Choctaw, Cherokee, Paiute e Sioux hanno avuto le loro opportunità: ora è il momento degli Arrente, Pitjantjatjara, Anangu e Noongar. (scherzo, ovviamente).
#4 Mettere nel curriculum Noongar intermedio non ha prezzo.
#5 Per proteggere una lingua. Qualsiasi tu scelga, è a rischio d’estinzione. Quando una lingua scompare, le persone e la cultura che la produssero, perdono il loro soffio vitale. Dovremmo proteggere le lingue come la fauna e flora in pericolo.
#6 Imparare una lingua ti insegna cose nuove sulla tua lingua madre. Presso gli aborigeni, la relazione tra le cose e i loro nomi è stretta in un modo che in questa parte del mondo non si riesce a capire.
#7 Parlare una lingua aborigena è uno strumento per accedere alla meravigliosa cultura aborigena. La sua religiosità, il suo modo di vita, la sua storia e cultura, la sua arte. Senza cedere a tentazioni New Age, gli aborigeni hanno molto da insegnare agli occidentali.
#8 Per capire cos’è la resilienza. Sequestrati, rinchiusi, schiavizzati, violentati, malmenati: ma mai sottomessi. 🙌 La mera esistenza degli aborigeni nel ventunesimo secolo, è un miracolo della forza umana.
#9 Perché imparare spagnolo, o imparare cinese, va bene, ma c’è anche altro al mondo.

#10 Perché hanno perfino fatto un’opera teatrale di Shakespeare in Noongar, una mezza dimenticata, che probabilmente è stata fatta più in questa lingua che in inglese.
Già mi sento il coro dei disfattisti. Ma se non capisco nulla, che ci vado a fare? Sono abbastanza sicuro che della grande maggioranza delle canzoni in inglese che balbettavano in gioventù, non sapessero nemmeno mezza strofa.
Eppure piacevano loro. Perché? Perché la lingua ha una qualità intrinseca che acchiappa e trattiene. Se questo è vero per la musica, figuriamoci per un’opera di teatro.
CONCLUSIONI SULLA LINGUA NOONGAR
Spero che questo post sulla lingua Noongar ti sia piaciuto e che tu voglia approfondire nel magico mondo degli aborigeni australiani. I Noongar sono la prova di come togliere la lingua madre può prostrare una persona o un collettivo, e di come riappropriarsi della lingua può farli rinascere.
E adesso, vediamo quanto ci mette il primo genio a dirmi che farebbero meglio a imparare francese o tedesco. 😠
Disse Kyle J. Morrison:
L’inglese ha contribuito di più a mantenerci in una prigione psicologica di quanto le prigioni vere abbiano fatto.
Parlerò ancora di lingue indigene, se ti è piaciuto il post, resta sintonizzato.
🙏 Commenta e condividi 🙏
Yaangka! Un abbraccio.
Il tuo consulente linguistico personale,
Fabio
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