
Imparare il dothraki! Follia pura. Vero, ma chi vuole essere normale in un mondo di folli?
Indice
Imparare il dothraki: introduzione
Meglio farsene una ragione: la serie Il Trono di Spade è finita. 😨 Mó ci tocca accontentarci di spin-offs, sequels, precuels, prezels, etc.
Piccolo appunto, in caso tu abbia vissuto sulla Luna negli ultimi sette anni.
Il Trono di Spade è una delle serie di maggior successo della storia, con un palmarès di una quarantina di Emmy Awards e seguita da decine di milioni di telespettatori. Si basa sulla famosissima saga Cronache del Ghiaccio e del Fuoco dell’americano George Raymond Richard Martin.
Nel 2019 è arrivata alla sua ottava ed ultima stagione. Sia il romanzo sia la serie televisiva, sono pericolosamente assuefacenti.
Che possiamo fare per smettere di soffrire?
Possibili terapie palliative, in ordine crescente di nerdismo:
#1 Rivedere le sette stagioni disponibili. Cercare conferme ad eventi che non siamo stati capaci di prevedere, captare delle piste che sono passate inosservate in precedenza, farsi un’idea più precisa di che direzione prenderà la prossima stagione.
#2 Leggere o rileggere i libri. È vero che dal terzo, le linee narrative si separano.
Il lato positivo è che sono così buoni ambedue, libri e serie, che è difficile decidere quale sia meglio.
#3 Esplorare l’universo della Saga. Approfondire sul regno degli Andali, dei Rhoynar e dei Primi Uomini leggendo opere sul tema.
Questi per esempio: una circa la gastronomia (lo stesso George R. R. Martin ne ha certificato la bontà), una sullo sfondo filosofico della saga (filosofia da camera da letto, niente Kant) o Il Cavaliere Dei Sette Regni, che narra eventi precedenti a quelli de Le Cronache Del Ghiaccio E Del Fuoco.
A Feast of Ice and Fire: The Official Game of Thrones Companion Cookbook, di Monroe-Cassel e Lehrer
La filosofia del «Trono di spade». Etica, politica, metafisica, di Henry Jacoby
Il Cavaliere Dei Sette Regni, di George RR Martin
#4 Fan Fiction. Scrivere racconti paralleli ispirati alla saga e pubblicarli sui forum di fan-fiction.
#5 Mascherarsi da Guardiano della Notte o da Daenerys in un evento Comic-Con. Non serve volare a San Diego per riunirsi tra fan in costume: ormai di eventi tipo Comic-Con ce ne sono ovunque.
#6 Imparare il dothraki: la più acclamata e suggestiva delle lingue de Il Trono di Spade. Sissignore!
Ci sono in giro dibattiti e buoni libri su qualsiasi aspetto de Il Trono di Spade:
- l’aspetto religioso,
- la scienza,
- l’antropologia della serie.
Riflessioni filosofiche, atlanti storici, raccolte di aforismi di Petyr Bailish, Lord Varys o Tyrion Lannister, oltre ad analisi del pensiero politico dei tre, da bravi Macchiavelli dei Sette Regni.
Sembrava che il mondo nerd si sarebbe alimentato di solo Tolkien per il resto dell’eternità, fino a che appare Martin, romanziere del New Jersey.
Io mi centrerò sulla mia passione: le lingue.
George R. R. Martin non è un filologo, non è un linguista. Tolkien sì che lo era, di primo livello. Eppure, Martin riesce a innestare credibilmente le lingue con le nazioni da lui create, nei continenti in cui si muovono: Westeros ed Essos, Sothoryos e Ulthos.
Una di queste lingue è quella dei fieri guerrieri a cavallo del Continente Orientale: esseri bellicosi che disprezzano l’agricoltura, le città e le ricchezze, stimando la forza più di ogni altra cosa.

Sono i dothraki.
In questo post, vedremo l’origine del popolo, la sua storia, la sua cultura e soprattutto la sua lingua, nonché il perché sia così seducente
Disclaimer: in questo post ho cercato di evitare gli spoilers come la peste, ma qualcosa potrebbe essermi sfuggito. Uomo avvisato, mezzo salvato. Iniziamo.
Imparare il dothraki: chi sono costoro?
I dothraki sono nomadi guerrieri di Essos, il continente più vasto ne Il Trono di Spade.
Non sono i soli, visto che all’altro lato della Cordigliera delle Ossa vivono i Jogos Nhai, anche loro nomadi sebbene più pacifici. 🦓
Una fortuna sfacciata per gli occidentali, al sicuro al di là del Mare Stretto.
I dothraki sono un popolo privo di scrittura, ragion per cui è difficile ricostruirne la storia. Per farlo, dobbiamo ricorrere alle testimonianze delle altre genti che si sono relazionate con loro; genti che, spesso, non ebbero da celebrare i loro contatti con i dothraki.
La loro struttura sociale consiste in comunità chiamate khalasar, a sua volta formate da orde più ridotte dette khas. Il leader del khas è il Ko, mentre il capotribù del khalasar è il Khal.
La prima stagione si apre con Khal Drogo, capo di un nutrito khalasar, sul punto di sposarsi con Daenerys Targaryen in un matrimonio combinato.
Non c’è nessun leader supremo di tutti i dothraki, sebbene abbiano qualcosa di simile ad una capitale: Vaes Dothrak. Più che una città, tuttavia, Vaes Dothrak è un luogo di incontro di khalasar e commercianti forestieri che usano lo spazio urbano come mercato.

Quasi senza edifici né mura, con appena una statua gigante di due cavalli impennati che formano un arco con le zampe anteriori, all’ingresso della città.
Ogni khal ha dei cavalieri di sangue, suoi amici e consiglieri.
Quando un khal muore, secondo la tradizione ancestrale anche loro devono morire: se è morto in battaglia, devono prima vendicarlo. Si chiamano tra di loro qoy qoyi, sangue del mio sangue.
Inoltre, alla morte di un Khal, un altro subentra. Può essere suo figlio, khalakka, se è maggiorenne, un Ko o altrimenti può anche darsi la dissoluzione del khalasar e la successiva formazione di un altro.
La città giace nel mezzo della grande pianura erbosa in cui vivono i dothraki, chiamata da loro Mare Dothraki, perché l’erba è così alta e fitta che quando soffia il vento ondeggia come il mare.
È l’unico mare che i dothraki abbiano mai conosciuto, dato che il mare vero non gode di alcun interesse per loro, per via del fatto che i loro cavalli non possono berne l’acqua.
In tutto questo vasto spazio, non c’è altra presenza umana ad eccezione dei dothraki.
Ci furono anticamente altre civiltà, con splendide città, che furono rase al suolo dai barbari a cavallo nell’era del Disastro di Valyria e nel secolo dopo, conosciuto come Secolo Sanguinario.
Sparirono i Sarnoresi, gli Ifequevron, i Qaathiani. I dothraki ne saccheggiarono le città, ne massacrarono gli abitanti e si portarono i loro idoli a Vaes Dothrak. 🗿
La città è l’unico porto franco dell’aggressività dothraki: qui non si può portare armi né ferire nessuno. Per chi trasgredisce, c’è la pena di morte. Gli unici residenti permanenti della città sono… le vedove dei defunti khal. ⚰️
Quando un khal muore, sua moglie viene inviata a vivere con le altre nel Dosh Khaleen, servite da eunuchi. È contemporaneamente un consiglio di saggi, un corpo sacerdotale con doti veggenti e, beh, una prigione dorata.
Fisicamente, i dothraki sono alti, di pelle olivastra, occhi lievemente a mandorla e capelli bruni.

Di che vivono i dothraki?
Di saccheggio di città vicine e carovane, di lotte intestine, di tasse che riscuotono dai mercanti di Vaes Dothrak dato che viene garantito loro un salvacondotto per commerciare lì dentro.
Non coltivano la terra, perché considerano un abominio lacerarla. Non comprendono né il commercio né la moneta, anche se praticano la tratta degli schiavi e praticano il baratto.
Un posto speciale nella vita dei dothraki è occupato dal cavallo. 🐎
Mezzo di trasporto, arma di guerra, alimento e divinità. Per i dothraki, l’uomo che non è capace di cavalcare, non è un uomo, e proibire a qualcuno di montare a cavallo è un’umiliazione severa.
La profezia al cuore di tutta la cosmogonia dothraki è quella dello Stallone che Monta il Mondo.
Sarà il khal dei khals, il maggior capo dothraki che sia mai esistito: non per niente, è lo Stallone che Monta il Mondo e non il Sottosegretario che Governa il Mondo.
Per il resto, il loro paganesimo non concede nessun posto speciale agli idoli dei popoli conquistati, ammucchiati in una specie di Museo delle Religioni Estinte a Vaes Dothrak. I dothraki si attengono al Dio Cavallo, oltre al Sole e alla Luna, ambedue divinità e sposate tra loro. ☀️💗🌙 E questo basta loro.
Imparare il dothraki: spunta David Peterson
Nella strategia narrativa di Martin, prima venne il popolo dothraki, poi la sua lingua, ma lui non si mise a sviluppare una lingua a 360 gradi: abbozzò appena una manciata di parole e frasi.
Non è un linguista, come lui stesso ha ripetuto frequentemente. Non avrebbe seguito i passi di Tolkien perché non voleva né poteva. Tuttavia Benioff e Weiss, sceneggiatori e produttori de Il Trono di Spade, lo capirono presto quando iniziarono il progetto nel 2007. Che cosa?
Che nel mezzo televisivo, per la piega che volevano dare alla serie, avrebbe avuto bisogno di molto più dothraki di quanto non fosse disponibile nei romanzi.

Avrebbero parlato la loro vera lingua.
Due anni dopo, nel 2009, si misero in contatto con la Conlang Society, la Società per la Creazione di Lingue.
Questa, nel proprio portfolio di nobili attività annovera anche quella di fungere da ufficio di collocamento tra i committenti e i conlangers (meglio dei Centri per l’Impiego e di Infojobs).
All’arrivo della petizione, convocò un concorso tra gli associati, un comitato interno esaminò i lavori prodotti e il vincitore finirebbe per lavorare per il committente. Vinse Peterson. 👏
Il biglietto d’andata per gli studi di HBO glielo diedero le sue 180 pagine di manuale di dothraki, il dizionario e le tracce audio preparate. Grammatica, semantica, fonetica e riferimenti culturali: tutto lì dentro.
Due furono le richieste che vennero fatte alla Conlang Society:
- le parole che Martin aveva impiegato nei romanzi dovevano essere incluse;
- la lingua doveva sembrare dura.
Peterson allora raccolse i 56 vocaboli dothraki esistenti fino a quel momento: sostantivi come khal, shierak, tolorro, dothrak però pure nomi propri come Bharbo, Jhiqui, Quaro, etc.
Imparare il dothraki: come nasce la lingua
Da qui in poi, il processo di Peterson fu:
#1 definire la pronuncia ufficiale delle parole: dato che Martin non l’aveva fatto, optò per quella di un madrelingua inglese americano;
#2 decidere quali lettere e gruppi di lettere usare. Dato che Martin aveva creato parole decisamente distanti dall’inglese, Peterson si sentì in libertà di continuare sul medesimo cammino;
#3 creare parole consistenti con il testo fondativo di Martin, riempendo di suoni aspri le parole più usuali.
In questo modo, il dothraki finì per dovere buona parte della sua dothrakità alla fricativa velare sorda.
È la kh presente in khaleesi o arakh, pronunciata come la CH del tedesco Ach so o la J dello spagnolo Javier.
Ma c’era da tirar su una grammatica: come creare nomi collettivi, impiantare casi o articoli o preposizioni o no, sistemi numerici, plurali, generi e quant’altro.
Un lavorone. 😅
Ma in tutto ciò, la componente culturale giocò un ruolo di prim’ordine: la lingua è, anzitutto, espressione dei valori e degli stili di vita di un popolo.
Dunque, la questione era creare un sistema linguistico che risultasse naturale:
- prestiti linguistici delle lingue valyriane, per via dell’influenza della Fortezza di Valyria e delle città che oggi parlano lingue vernacole derivate dall’alto valyriano;
- molte parole circa i cavalli e la guerra, ma nessuna a proposito delle arti; 🎭
- frasi idiomatiche che provengono dalla vita quotidiana.
Ah, e potrebbe aver avuto importanza pure, secondo quanto ammette lo stesso Peterson, un semplice foglio di formato A4 tipo Lo Sapevi che…
Ci ha messo fatti curiosi sulla lingua, sulla falsa riga di quelli che riempono le pubblicazioni di mezzo mondo (es: questa lingua ha 20 modi diversi di definire il giallo, o il classico l’inuit ha questi 1.450 termini diversi per “neve”).
La missione era in mano al buon David J. Peterson.
Imparare il dothraki: la lingua finisce sullo schermo
Quando la sceneggiatura era pronta, la produzione gli inviava una nota chiedendogli di tradurre certi passaggi. Come lo faceva?
#1 scriveva la frase in dothraki
#2 scriveva la traduzione in inglese
#3 e affinché i lettori sapessero come si pronunciava, trascriveva foneticamente e accludeva un MP3 con la sua propria voce.
Finì il lavoro, e la lingua che creò finí in bocca agli attori.
Ma poté contare sul supporto di un altro professionista: Brendan Gunn, coach dei dialoghi. Il buon Gunn aiutò gli attori a memorizzare le parti in inglese per poi trasporne il contenuto drammatico, emotivo al dothraki. Una sfida perfino per gli interpreti di maggior caratura. 😅
I destini del dothraki si incrociarono con quelli di un tal Jason Momoa, nel ruolo di uno dei principali khal: eheh, in questo modo la serie e la lingua iniziarono la loro comune ascesa alla gloria.
Imparare il dothraki: vita di David J. Peterson
Parlare del dothraki è parlare del suo inventore: David J. Peterson, linguista americano, viso da universitario e una viscerale passione per le lingue artificiali.

Peterson conseguì il suo Bachelor of Arts in Inglese e Linguistica a Berkeley nel 2003, per poi ottenere il Master of Arts in Linguistica a San Diego nel 2006. 📜
Si interessava già di lingue straniere ed aveva pure seguito dei corsi di esperanto all’inizio dei suoi studi universitari, ma fu con la linguistica che ebbe una rivelazione.
Gli diede gli strumenti e la spinta necessarie per mettersi a creare le sue proprie lingue, senz’altro scopo che il personale piacere di farlo.
Un anno dopo la laurea, creò con altri compagni conlangers la Società per la Creazione di Lingue, per studiare le lingue artificiali, raggruppare gli appassionati e promuoverne l’attività presso il pubblico.
Nota: un conlanger è uno che si dedica alla creazione di lingue artificiali.
Correva l’anno 2007: Benioff e Weiss, scrittori e sceneggiatori all’epoca, dopo averlo meditato iniziarono a trarre uno script dalle quattromila pagine dei libri pubblicati fino ad allora. Erano questi:
Il Trono di Spade. Libro primo delle Cronache del ghiaccio e del fuoco
Il Trono di Spade. Libro secondo delle Cronache del ghiaccio e del fuoco
Il Trono di Spade. Libro terzo delle Cronache del ghiaccio e del fuoco
Il Trono di Spade. Libro quarto delle Cronache del ghiaccio e del fuoco
Ma alla fin della fiera, è così necessario aggiungere il fattore lingua ad un’opera cinematografica?
Per rispondere a questa domanda, devo fare una breve digressione.
Le lingue artificiali nel cinema, nella TV e nella letteratura
Filosofi, linguisti ed appassionati hanno ideato, per secoli, lingue artificiali per una gran quantità di propositi. Non finiscono nei libri scolastici, ma è così.
Ci sono più lingue artificiali tra cielo e terra, Orazio, di quante ne sogna la tua filosofia.
A partire dal XX secolo, comunque, la produzione di lingue a scopo artistico è decollata. Il primo dei conlangers moderni è stato Tolkien: nei suoi romanzi fantasy ha fornito lingue proprie a elfi, nani, uomini, orchi e perfino alberi.
Altri esempi sono:
- il na’vi, la lingua degli umanoidi del pianeta Pandora in Avatar, il film di James Cameron;
- il ku, lingua del paese immaginario di Matobo nel film The Interpreter con Sean Penn e Nicole Kidman per protagonisti;
- il dovahzul, lingua presente nel videogame bestseller The Elders Scroll V: Skyrim;
- il vulcano, lingua parlata dalla civiltà vulcaniana in Star Trek.
L’effetto riuscito in tutti questi casi è il medesimo: la verosimiglianza.
In tutti i mondi, reali o immaginari, la lingua è identità: in caso di dubbi, dà un occhio ad uno dei maggiori esempi della storia.
Quindi, Benioff e Weiss avevano pochi dubbi: non erano sufficienti poche parole in più di dothraki, né farli parlare in inglese (la lingua comune, nella serie) con un forte accento.
Avrebbero avuto una lingua vera, sviluppata al 100%.
Imparare il dothraki: che aspetto ha questa lingua?
Come detto, non ce n’è traccia scritta, ad eccezione delle note prese dagli occidentali o dagli emissari delle Città Libere.
Non sarebbe realista aspettarsi che un tale popolo, definito da Benioff come un mix tra gli indiani americani e gli antichi mongoli, abbia una tradizione di letteratura scritta.
Per i dothraki, le guerre, e non le lettere, sono la vita.
Peterson ha sostenuto che il repertorio fonologico usato l’ha preso da varie lingue, essendo spagnolo e arabo in prima linea. Circa la grammatica, si è ispirato a: turco, estone, swahili, russo, inuit, etc.
All’udire la lingua, uno non può fare a meno di associarla con lingue con cui si ha familiarità: Jason Momoa, per esempio, ha detto che gli sembra un incrocio tra tedesco e arabo. 😬
Secondo altri, è vicina al turco, altri hanno citato il russo. Curioso, no?
Come argomenta Peterson nel suo libro The Art Of Language Invention, c’è un unico suono che distingue queste lingue dall’inglese. Quale? È il [x], che viene normalmente trascritto in caratteri latini come kh. Anche in dothraki.
La CH del gaelico scozzese loch o del tedesco ich, la J dello spagnolo joroba o anche la R francese di ronde, che è anche più gutturale. Il suono è quasi uguale in tutti questi casi, eppure sono pochi quelli che descriverebbero il francese o lo spagnolo come lingue dure.
Certamente, c’è anche altro a determinare la durezza di una lingua: prosodia, velocità del discorso e quant’altro; ma gli stereotipi culturali giocano un ruolo di prim’ordine, e un creatore di lingue li deve tenere in considerazione.

E adesso, senza fare indigestioni di grammatica, vediamo alcune caratteristiche del dothraki:
Pronomi personali del dothraki
Anha = io
Yer = tu
Me = lui, lei
Shafka = lei (formale)
Kisha = noi
Yeri = voi
Shafka = voi (formale)
Mori = loro
Verbi del dothraki
I verbi in dothraki si coniugano in genere e numero, come in italiano.
L’infinito è marcato dal suffisso –lat o -at, e a secondo dell’uno o dell’altro, per coniugarlo si eliminerà per aggiungere certe terminazioni alla radice del verbo.
Il verbo lajat (lottare), per esempio:
Anha lajak = io lotto
Yer laji = tu lotti
Me laja = lui/lei lotta
Kisha lajaki = noi lottiamo
Yeri laji = voi lottate
Mori laji = loro lottano
La negazione si costruisce, per i verbi che finiscono con il suffisso –at, in questo modo:
Anha vo lajok = io non lotto (frase abbastanza insolita per un dothraki)
Yer vo laji = tu non lotti
Me vo lajo = lui/lei non lotta
Kisha vo lajoki = noi non lottiamo
Yeri vo laji = voi non lottate
Mori vo laji = loro non lottano
Verbo essere
Non esiste. Il concetto si esprime accostando due sostantivi o due pronomi.
Esempi:
Arakh okeo = l’arakh è un amico *(l’arakh è l‘arma dothraki per eccellenza, simile all’antico khopesh)
Vyseris rakhi = Vyseris è un moccioso
Verbo avere
Neppure la possessione si esprime con un verbo, in dothraki. Si usa l’espressione mra kora (“in mano”) subito dopo l’oggetto posseduto.
Dato che non si indica esplicitamente chi è il proprietario dell’oggetto, dovrai dedurlo dal contesto di volta in volta.
Esempi:
Ilmeser mra kora = ho un’insalata
Jadro mra kora = ha un avvoltoio
L’imperativo
C’è un tipo di imperativo che si usa per fare richieste, ed un altro per dare ordini. 👉
Quest’ultimo si costruisce eliminando il suffisso –lat dei verbi che terminano così, senza aggiungere altro; e aggiungendo –i alla radice del verbo quando il suffisso da far cadere è –at.
Esempi:
Laji! = Lotta!
Adakhi! = Mangia! (utile in caso tu abbia dei figli inappetenti)
Due peculiarità del dothraki sono: l’animatezza e le declinazioni.
Genere animato e inanimato
È la categoria grammaticale per cui si trattano in modo diverso gli oggetti dagli esseri viventi: un tratto caratteristico anche di alcune lingue slave e dei nativi americani. La divisione tra animato ed inanimato, in teoria, è netta; in pratica, non lo è.
Esempio: dorvof (stambecco), è inanimato; invece, vov (arma), è animato. La cosa migliore è impararsela a memoria direttamente quando si apprende ogni parola.
Declinazioni
Come il latino, il basco o il tedesco, anche il dothraki ha i famigerati casi, ossia: modifica un po’ le parole per indicare quale funzione ha ognuna di esse all’interno della frase.
In italiano, lo facciamo toccando l’ordine delle parole e mettendoci delle preposizioni, ma non in dothraki.
Abbiamo quindi:
Nominativo: quando la parola è il soggetto della frase. Le voci del dizionario sono scritte in nominativo.
Accusativo: quando la parola è il complemento oggetto diretto della frase.
Genitivo: quando la parola definisce possesso.
Ablativo: quando la parola indica movimento da una posizione, oppure possesso inalienabile.
Allativo: quando la parola esprime movimento verso un’ubicazione; ma anche per indicare un obiettivo, un contenitore o un complemento di termine della frase.
Beh, questo è giusto il biglietto da visita della lingua: alla fine di questo post ti indicherò materiali e strategie per imparare il dothraki. Passo adesso a qualcosa di immediatamente spendibile.
Imparare il dothraki: frasi utili
C’è un punto da tenere in mente: nella serie, il dothraki è parlato tanto dalla tribù guerriera quanto dagli stranieri (ifaki) che l’hanno imparata. Illyrio Mopatis, magister e commerciante della Città Libera di Pentos; Ser Jorah Mormont, Daenerys, la sua interprete e fedele consigliera Missandei, etc.
Quanti hanno imparato il dothraki come lingua straniera, nella serie parlano con un accento che ne tradisce le origini: da questo dipende che, per esempio, un immigrante come Jorah Mormont pronunci kaleesi invece di khaleesi, cioè affatto gutturale. Scegli tu la pronuncia che ti aggrada di più.

Convenevoli e saluti in dothraki
M’ach! o anche M’ath! = Ciao!
Aena shekhikhi! = Buongiorno!
Hash yer dothrae chek? = Come stai?
Anha Fabio = Sono Fabio
Anha dothrak she Cerqueteoon = Sono di Cerquete
Anha dothrak chek = Sto bene
Dothralates! = Andiamo!
Fonas chek = Arrivederci
Dissentire in dothraki
Yer ogila = Ti sbagli
Vos asto! = Taci! 🤫
Hazi vo mra zhor = Non m’importa un accidente
Vosecchi = Proprio no
Anha efichisak = Dissento
Anha alakkhat zhores yeroon m’asikhtek sorfosoraan = Triturerò il tuo cuore e lo sputerò per terra (ok: questo è decisamente dothraki).
Frasi d’amore in dothraki
Yer allayafi anna = Mi piaci
Jadi okreaan anni = Vieni a casa mia (essendo okre la tenda dothraki)
Yer zheanae = Sei bello/a
Anha zhilak yera = Ti amo 😘
Porsche Cayenne mra qora = Ho un Porsche Cayenne (ok: questo è decisamente poco dothraki)
Tihi gizikhven yeroon = I tuoi occhi sono dolci
Imparare il dothraki: frasi varie
Anha vifak vaesaan = Vado in città (a piedi)
Athdavrazar! = Ottimo!
Lekhis jin sewafikh, okeo anni = Assaggia questo vino, amico mio
Jin sewafikh davrae = Questo vino è buono 🍷
Nhare annitha anna = Mi fa male la testa
Hash yer ray nesi? = Lo sapevi?
Shieraki gori ha yeraan = Buona fortuna (più o meno)
Imparare il dothraki: i numeri
0 = som
1 = at
2 = akat
3 = sen
4 = tor
5 = mek
6 = zhinda
7 = fekh
8 = ori
9 = qazat
10 = thi
Imparare il dothraki: proverbi
Notas shekhaan majin zanissho varthasi irge yeri = vira il tuo viso verso il sole e le ombre cadranno dietro di te.
Melanaz dozgo zhavorsa. Akatak melanaz dozgo, dozgosor = il peggiore nemico è il drago. Il secondo peggior nemico, è il mio khalasar.
Nota: se stai pensando a farti un tatuaggio in dothraki, fermati!
Prima di procedere, consulta qualcuno che conosca la lingua, per evitare di scolpirti sulla pelle una schifezza come 溜冰, che un famoso attore di Hollywood pensava fosse chissà cosa e invece significa nient’altro che… Pattinaggio su ghiaccio.
Imparare il dothraki: alcune cifre
4.000: il numero approssimativo di parole dothraki che esistono ad oggi
La maggior parte non sono presenti nella serie e, probabilmente, non lo saranno neppure in futuro.
Niente di strano: è funzionale alla creazione di una lingua che pretenda essere reale come l’inglese o l’italiano.
È la prima volta che si crea un linguaggio per una serie televisiva cercando di renderlo naturale, così autentico che, se uno lo ascoltasse nel mezzo dell’Australia o dell’Amazzonia, non si sorprenderebbe, piuttosto gli sembrerebbe una lingua come un’altra.
Incomprensibile ma plausibile, con una logica simile a quella di qualsiasi altra lingua del mondo fisico.
ha spiegato Peterson.
10.000: il numero di parole in dothraki a cui Peterson ambisce ad arrivare
A meno che HBO non ci sorprenda, ripeto, non le sentiremo nella serie TV; ma siccome sognare è gratis, possiamo fantasticare che potrebbero entrare in qualche spin-off, prequel, qualche stagione extra che aggiungerebbero all’ottava. Nella peggiore delle ipotesi, sarà lessico ad uso degli appassionati come me e te.
#ildothrakièilnuovoklingon
680: gli utenti che parlano od imparato il dothraki su Tandem, la App per fare scambi linguistici
La cifra ingloba gli utenti che stanno iniziando e i nerd patentati, che stanno già scrivendo e parlando tra di loro in dothraki.
8: le parole dothraki per dire cavallo
Questo mette in luce l’importanza che gli equini rivestono per i dothraki: hrazef, hrazef chafi, jedda, lame, sajo, manin, vezh, nerro.

Ad essere onesti, anche l’italiano ne ha alcune: cavallo, puledro, giumenta, bucefalo, ronzino, destriero, corsiero, palafreno, stallone, castrone, pony…
Dunque abbiamo qualcosa in comune con i dothraki, anche se non sono parole che usiamo tanto quanto loro. 😹
Imparare il dothraki: curiosità
#1 Toponimi dothraki
Nel Continente Orientale, ci sono un mucchio di città con nomi di chiara etimologia dothraki. Come??
Non fondate dai dothraki, beninteso: le saccheggiarono e le rasero al suolo. E per indicarle, gli affibbiarono un nome nella loro lingua:
- La sarnorese Kasath, ribattezzata Vojjor Samvi ossia Dèi Distrutti;
- La città valyriana Essaria, in dothraki Vaes Khadakh cioè Città dei Cadaveri; ⚰️
- Adakhakileki, il cui toponimo originale è ignoto ma che in dothraki significa I Cannibali, il che ha senso se si considera che giace alle falde della cordigliera chiamata Montagne Delle Ossa.
#2 Corsi universitari di dothraki
Sì, hai letto bene: nel 2017 l’Università di Berkeley, in California, ha offerto un corso estivo di sei settimane intitolato “La Linguistica de Il Trono di Spade e L’Arte di Inventare Lingue”. 🏫
Lo ha impartito lo stesso creatore delle lingue di Westeros ed Essos, laureatosi in Linguistica dodici anni prima nella stessa università.
Sebbene non ha trattato esclusivamente di dothraki, dato che sono parecchie le lingue presenti nella serie, questa è quella che ha ricevuto maggior attenzione.
#3 È vincolato alla lingua lhazareen
Il lhazareen è la lingua parlata dai pacifici pastori di Lhazar, regione al sudest del Mare Dothraki. Data l’esigua quantità di informazioni su questa lingua, ad oggi sappiamo solo che è un po’ canterino. 🤨
Vediamo se con i prossimi sviluppi della serie veniamo a saperne di più.
#4 Ha un autore principale, che è David J. Peterson, ed alcuni… coautori
A parte i già menzionati genitori della lingua, Martin e Peterson, altri hanno contribuito a plasmare il dothraki.
In un episodio della popolare serie TV The Office, uno dei personaggi cerca di convincere una collega di lavoro ad imparare il dothraki invece del francese. 🤩
Per renderlo più convincente, gli autori del programma hanno imparato le nozioni fondamentali e, beh, hanno creato un precedente: lo puoi vedere qui. Anche Peterson l’ha visto, l’ha trovato interessante dato che non aveva ancora esplorato questa caratteristica della lingua, l’ha giudicato sensato e ha finito per incorporarlo al dothraki. 😂
È quello che ora si chiama composto di Schrute. Ma in un’altra circostanza, è stato Iain Glen, che impersona ser Jorah, a collaborare… inavvertitamente.
Il rodaggio di una serie è una follia: anche quando tutto l’arsenale organizzativo è ben strutturato, c’è sempre qualcosa che sfugge al controllo. All’ultimo momento, c’era bisogno di una traduzione al dothraki che non era stata inizialmente prevista: la traduzione di Peterson non arrivò in tempo. 😓
Glen improvvisò, Peterson vide posteriormente quanto fatto e praticò ingegneria inversa linguistica. Prese i suoni prodotti dall’attore scozzese, ne tirò fuori delle parole plausibili, le sistemò un po’ e riversò il tutto nella grammatica canonica della lingua dothraki.
Un genio.
#5 Sta evolvendo come una lingua naturale
Peterson ne ha definito la struttura, ma ormai il dothraki sta evolvendo per conto suo: la comunità di parlanti chiede ulteriori parole e norme, si scambia idee ed adotta formule e parole di altri ambiti.
Un esempio è la necessità, checché ne dicano i guerrieri a cavallo di Essos, di dire grazie. Ebbene, parecchi fan hanno iniziato a usare il termine valyriano kirimvose. 😁 Forse arriverà il giorno in cui il lessico dothraki avrà pure App e robot da cucina.

#6 Più popolare di molte lingue naturali
Secondo la BBC, più persone nel mondo hanno sentito il dothraki della somma di quante abbiano mai ascoltato nella loro vita il gallese, l’irlandese o il gaelico scozzese. Tutto ciò nel 2013, quando era appena iniziata la terza stagione.
#7 Certe parole non esistono
Ad oggi, non c’è una parola in dothraki per dire mi dispiace o grazie. Prevedibile. 😹 Sarebbero fuori luogo nella cultura dothraki, come vegetariano o sussidio di disoccupazione.
Eppure… nei primi tempi sì che c’era una parola per dire grazie, ma durò poco: Peterson non ne parla quasi mai.
Imparare il dothraki: alcune buone ragioni
#1 Perché imparare il dothraki è un cult
Vedere la serie sapendo qualcosa di questa lingua fa sì che Vilajerosh Adori sia un’esperienza più profonda. Sì, il corsivo della frase precedente è Il Trono di Spade in dothraki.
#2 Imparare il dothraki per… lavorare
La città di Pittsburgh, Stati Uniti, aveva bisogno di interpreti di dothraki, e come dicevo prima, la stessa Conlang Society fa da intermediario tra aziende e candidati che conoscano la lingua.
In Spagna queste offerte di lavoro escono ogni tanto su Infojobs:

#3 Imparare il dothraki per comunicare in codice
Se sei in mezzo ad un mucchio di gente e vuoi comunicare qualcosa a qualcuno senza che gli altri capiscano, il dothraki fa per te. Inviare un Whatsapp? 📱 Bah. E neppure bisbigliare alle orecchie è una soluzione, se hai più di otto anni.
Metti che tu e il tuo fidanzato siete a cena fuori con amici. Il cameriere porta un enorme vassoio di dessert per tutti. La tua dolce metà ha abbondante adipe da smaltire, ma i coulant di cioccolato fondente e il tiramisù gli sembrano irresistibili.
Invece di rimbrottarlo come meriterebbe, puoi strillargli dall’altra estremità del tavolo
Vos adakho haz!*
e lo risveglierai dall’incantesimo zuccherino.
*letteralmente, “non mangiarne!”. Una traduzione più fedele potrebbe essere: se t’azzardi a toccarlo, ti amputo le mani.
#4 Perché potresti essere il primo a tradurre qualcosa al dothraki
In un’intervista, Weiss ha detto che “si tradurranno al dothraki l’Amleto e più opere ancora”. Il riferimento alla tragedia di Shakespeare non è casuale: parte dell’opera fu tradotta al klingon.
La maggioranza delle persone lo considereranno una perdita di tempo, ma io non la penso così: tradurre a una lingua così speciale un testo letterario di una cultura così diversa, è una sfida accademica e cerebrale. 🧠
Ti obbliga a riflettere sulle frontiere delle società, i sistemi di valore su cui si reggono, le parole più adatte ad un simile impresa. E ti darebbe diritto ad una voce vera sulla Wikipedia, come questa. 🤩
#5 Imparare il dothraki per difesa personale
Contrariamente a quanto sostenuto da Dan Sober, gli esseri umani che incutono più timore non sono i russi ma i dothraki.
In caso di problemi con qualche brutto ceffo, parlagli con accento dothraki e osserva la sua faccia; poi, ovvio, corri come un forsennato. Non si sa mai. 😶
#6 Imparare il dothraki per addestrare il cane
Il tedesco è una lingua stupenda, ma c’è bisogno di allargare l’offerta linguistica nel settore dell’addestramento canino.
Quindi, invece di Komm! potresti ordinargli Jadi! per dirgli “vieni”, o invece di Sitz! potresti usare Nevaso! per comandargli “siediti”. Soprattutto, lo consiglierei a quanti hanno tentato la sorte con il tedesco, ma senza risultati positivi da parte dei loro quattrozampe.
#7 Imparare il dothraki per giocare allo scrabble
Niente di meglio per una domenica pomeriggio piovosa, una giornata in famiglia o un sabato notte low-cost con gli amici, che giocare allo scrabble, ma in dothraki.
Aiuta pure a mantenere il cervello in forma, come puoi verificare su quest’articolo sul declino cognitivo.
#8 Perché se sei un attore, imparare il dothraki può aiutarti
Se vuoi costruirti una carriera come attore o attrice, potrebbe esserti utile sapere come Emilia Clarke o Jason Momoa hanno recitato così bene parlando una lingua di cui ignoravano l’esistenza fino all’inizio delle riprese.
Certi ruoli sono più difficili di altri, ma recitare in modo credibile usando una lingua artificiale, è una sfida ardua. Gli attori, i produttori e tutta la serie si sono dimostrati straordinari.
#9 Perché imparare il dothraki, ti rende più credibile con il costume da Khal Drogo
Potresti non essere il solo khal alla festa in costume, ma munito di uno sguardo torvo e di alcune frasi in dothraki, li supererai tutti.
Nota: se invece ti mascheri da khaalesi, dovresti avere anche un livello basico di valyriano.
Imparare il dothraki: materiali
#1 Living Language Dothraki: è un pack di libro e CD, confezionato da David J. Peterson, che offre i fondamenti della grammatica, un glossario, delle note culturali, le registrazioni dello stesso autore per imparare la pronuncia ed una sezione di esercizi.
Per iniziare, è il migliore. Disponibile in inglese, ma facile anche se hai un livello basico.
#2 WikiBarriera: è sempre utile tenere a portata di mano un’enciclopedia con tutti i dati rilevanti della saga. In italiano.
#3 A Wiki of Ice and Fire: la versione inglese del medesimo progetto Wiki collaborativo. Aggiornata più spesso dell’italiana e più completa.
#4 Il Trono di Spade. Stagioni 1 – 7: con tracce audio in molte lingue e sottotitoli disponibili in ancora più lingue.
Non solo è uno strumento fenomenale per vedere e rivedere la parte dothraki della serie, ma anche per praticare altre lingue. Sette stagione dall’inizio alla fine, più di sessanta ore di video senza contare i DVD dei Making Of e i commenti di autori ed attori.
Non so che fai ancora qui leggendo quando dovresti correre a comprarla.
#5 Dothraki Wiki: non ti sarebbe piaciuto avere i dialoghi della serie nero su bianco?
In questo sito ce li avrai, oltre ad abbondante materiale sulle lingue parlate nei quattro continenti, le loro varianti e i loro accenti: è una risorsa creata dai fans, né da HBO né da David J. Peterson, ma è di gran qualità; e anche questa è disponibile in inglese.
#6 Dothraki.com: un sito web gestito da Peterson, costituito più da novità e chicche sulla lingua, che sull’apprendimento del dothraki in sé.
Al momento di scrivere questo post, Peterson aveva appena incoronato i vincitori del concorso di haiku in valyriano e dothraki.
Mi è più facile immaginare un poeta dell’antico Feudo Franco di Valyria spassarsela con una breve composizione poetica, che non un guerriero a cavallo sempre pronto a menare le mani, ma chi lo sa.
#7 Language Creation Society: sito della Società dei Creatori di Lingue.
Peterson ne è cofondatore ed è una comunità alquanto interessante. Il dothraki è una delle molte lingue trattate.
#8 The Art Of Language Invention, di David J. Peterson: questo libro esplora la creazione di lingue artificiali, a metà strada tra scienza ed arte.
Il dothraki è in buona compagnia con un certo numero di lingue artificiali, e Peterson ci fa da Cicerone attraverso le comunità di conlangers sparse per il mondo.
Spiega come si studia una lingua, chi è un linguista e che fa, come si arriva a plasmare una nuova lingua e le implicazioni del caso.
Se ad ogni lingua artificiale con cui ti sei imbattuto non hai trovato una risposta alle tue domande, questo è il libro che fa per te.
Lo è anche se vorresti capire meglio perché, a parte le necessità di una serie TV o film, ci sono amateurs e professionisti che si dedicano a creare lingue.
Ed è un libro che ti raccomando anche se sai già parecchio di questi temi, ma non sei ancora riuscito a convincere la tua famiglia e i tuoi amici sul perché una lingua artificiale può essere importante quanto una lingua naturale.
Disponibile solo in inglese, ad oggi.
Imparare il dothraki: strategie utili
Alcune strategie per impararlo.
#1 Inizia dalle fondamenta
Il libro + CD Living Language Dothraki è la prima pietra che devi posare.
È inutile perdersi per il cyberspazio, tra un blog e l’altro prima d’aver letto, riletto e fatto gli esercizi contenuti in questo manuale.
#2 Quando studi il lessico, impara subito se la parola è animata o inanimata
Nei dizionari disponibili, na. indica i sostantivi di genere animato, e ni. quelli di genere inanimato.
Come ti dicevo, in molti casi è evidente: chiorikem (donna) è animato, e hlaka (guanto) è inanimato; in altri casi è fuorviante: shiro (scorpione) è animato, ma joma (salmone), non lo è.
#3 Occhio alle fonti
Tutto quello che viene da Peterson e dai suoi tre-quattro collaboratori più vicini, tutti linguisti, è legge.
Le decine di siti web, forum, blog e tutoriali in giro per Internet, potrebbero non esserlo. Fa’ attenzione.
#4 Tieni in considerazione che è una comunità appassionata, ma ridotta
Internet e lo studio autodidatta seranno i tuoi migliori alleati. Nelle grandi città potrai tuttavia ritrovarti facilmente con altri appassionati ed esercitarti faccia a faccia con loro.
Ad ogni modo, non appena avrai raggiunto un livello minimo di dothraki, potresti organizzare pure tu un khalasar di apprendisti nella tua zona e andare ai meetings annuali nella capitale ad un affollato khalar vezhven.
#5 Materiale ce n’è a bizzeffe
Con tutto quanto ti ho indicato qui sopra, hai materiale a ufo. Non serve cercare altro altrove, soprattutto perché non ce n’è di qualità.
#6 Non disperarti con i casi
Se è la prima lingua declinata alla quale ti avvicini, niente paura! In realtà, le possibilità espressive di queste lingue sono affascinanti. C’è solo bisogno di un po’ di pratica.
Imparare il dothraki: ci sono altre lingue artificiali
Sono davvero interessanti: te lo dice uno che, fino a poco tempo fa, le considerava una perdita di tempo. Se vuoi vedere con i tuoi occhi quanto hanno da offrire a livello filosofico, psicologico, didattico e scientifico, puoi farlo con questi libri.
In the Land of Invented Languages, di Arika Okrent: è il risultato di anni di ricerca sulle lingue artificiali, da parte di una linguista americana di caratura. È uno dei libri obbligatori per un conlanger, ma anche per qualsiasi appassionato di lingue.
The Language Construction Kit, di Mark Rosenfelder: un vero manuale tecnico-pratico di bricolage di lingue artificiali. Un po’ complesso per persone che non hanno una base di linguistica, ma completo e appassionante.
Advanced Language Construction, di Mark Rosenfelder: integra e completa il precedente The Language Construction Kit dello stesso autore.
È un altro di questi manuali cult dei conlanger, dei professionisti e di quelli della domenica:
- cantanti che creano testi in lingue create all’uopo,
- inventori di giochi di ruolo,
- adolescenti che vogliono plasmarsi una lingua per parlare tra di loro o scrivere diari criptati (avete tutta la mia ammirazione!),
- scrittori e makers del linguaggio.
Imparare il dothraki: conclusioni
Spero che il post sia stato di tuo interesse. Ti ispira l’idea di imparare il dothraki? Io credo che valga la pena di impararne almeno alcune nozioni.
Se la lingua di questi cavalieri guerrafondai ti piace ma vorresti impararne anche altre, guarda qui:
🇦🇺 Iniziare Ad Imparare L’Inglese: Guida Rapida
🇨🇳 Imparare Il Cinese: 10 Ragioni Per Cui Iniziare Subito e Da Autodidatta
🇫🇷 Come Imparare Il Francese: Perché E Come Mi È Andata
🇵🇹 Imparare Portoghese: Come Iniziare Subito Da Zero
Comunque, che sia per seguire meglio la serie, o per smargiassare verbalmente un tuo avversario in stile Ivan Drago, parlicchiare dothraki è divertente.
Mi ci sono volute settimane per mettere insieme tutta questa pamplina. Se permetti, ora ti chiedo io un favore. Anzi, una domanda:
Se avessi pensato in passato di imparare una lingua artificiale, come mai non l’hai fatto? Cos’è che ti ha tirato indietro?
E che impari o meno il dothraki, è venuto il momento dei saluti. Con l’una o con l’altra formula:
Hajas! = arrivederci
oppure…
Dothralates! = andiamo!!
Il tuo consulente linguistico personale,
Fabio
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